ROMA «Vediamo, vediamo. Le pressioni sono tante, come le richieste, ma aspettiamo». Matteo Renzi non si scompone. Ieri la sua principale preoccupazione era l’accordo per salvare dal licenziamento i dipendenti del Maggio fiorentino. Dalla lirica al passo a due, che stasera farà con Bersani sul palcoscenico del teatro Obihall, il passo è breve ma stavolta gli applausi sono assicurati. Come il pienone e il picco di contatti che registrerà YouDem, che manderà in diretta la kermesse serale che non prevede repliche e nella quale tutti e due reciteranno a soggetto dividendosi gli avversari da randellare. Il sindaco di Firenze si occuperà invece di Monti «demagogo», per le promesse che ora fa di tagliare le tasse e che «ha smarrito la sua credibilità candidandosi premier dopo averlo escluso per mesi». A Bersani toccherà concentrarsi su Berlusconi e sulla sua campagna elettorale «virtuale», ma il passaggio più denso sarà, ovviamente, quello nel quale tratterà la vicenda Mps.
SUL PALCO
Entreranno in teatro insieme, Renzi e Bersani, e insieme saliranno sul palcoscenico dell’Obihall per la gioia dei fotografi e di quanti che, da quando è scoppiato l’affaire-Monte dei Paschi, evocano l’ingresso in campo del rottamatore che ha perso le primarie ma che continua a riscuotere un gradimento personale altissimo. Insieme picchieranno su Monti per la sua tenacia a tenere in campo, in regioni decisive come la Lombardia, candidati che rischiano di avvantaggiare Berlusconi nella sfida del Senato. «Non sono previste altre tappe insieme», si affannano a precisare i collaboratori di Renzi, ma nessuno esclude che negli ultimi giorni della campagna elettorale Bersani possa aver bisogno proprio della spinta del rottamatore per recuperare percentuali preziosissime in alcune regioni. Renzi non sembra avere fretta. Tanto meno intende farsi avanti e, soprattutto, preferisce fare campagna elettorale in solitaria.
FINANZA
Per comprendere quanto il Pd ha bisogno ora di Renzi, occorrerà pesare le parole che questa sera i due pronunceranno sulla vicenda Monte dei Paschi e i silenzi. Eh già perché questa sera i due dovranno far finta che niente sia accaduto e che fra novembre e gennaio non ci siano state in mezzo le Cayman, la cena con il finanziere Davide Serra, l’elogio dei capitani coraggiosi fatto da D’Alema, l’evocazione di Unipol e il comizio finale delle primarie che Renzi fece proprio a Siena attaccando gli «aspetti deteriori» di Siena. Anche Bersani sa che c’è «una responsabilità della politica senese» come sostiene Renzi e il palcoscenico di Firenze, con a fianco il sindaco, è un’occasione ghiotta per il segretario per ridisegnare il rapporto che il Pd intende instaurare con la finanza, le banche e i tanti “poteri forti” che, a giudizio di Bersani, in questi anni hanno condizionato le scelte della politica, salvo poi affibbiare alla politica tutte le responsabilità.
Non si tratta quindi solo di scongiurare la finanziarizzazione dell’economia regolando, come sollecita Francesco Boccia, i derivati e prodotti tossici, ma anche di stabilire sin da ora i limiti dell’azione di governo che il Pd intende porre su alcune questioni. Tanto più se, come sembra possibile, il Pd e tutto il centrosinistra avranno bisogno del sostegno dei centristi di Monti. I veleni che arrivano da Siena rischiano infatti di compromettere non solo la vittoria del Pd, ma anche i rapporti con il loden del Professore.