PESCARA In tempi di crisi, anche i 150 euro percepiti dagli scrutatori farebbero comodo a molti cittadini. In passato le nomine avvenivano tramite sorteggio, ma con la legge 270 del 2005 è stata introdotta la chiamata diretta. Gli amministratori comunali hanno la possibilità di scegliere arbitrariamente gli scrutatori, a patto che i candidati abbiano inoltrato la domanda. Naturalmente, vuoi per compiacere qualche amico vuoi per rinvigorire il proprio serbatoio di voti, i "nostri" politici tenderanno a premiare conoscenti ed elettori. Con buona pace di chi non ha un santo in paradiso. «Questa facoltà concessa ai partiti fa spazio alla corruzione e al clientelismo - denuncia Tino Di Cicco, responsabile regionale di Federconsumatori - I boss di partito, infatti, possono nominare 50 o 60 scrutatori, che moltiplicati per i 4 o 5 componenti di ogni nucleo familiare, consentono di garantirsi un posto al sole senza neanche fare campagna elettorale». Nulla vieterebbe alle amministrazioni di procedere alla selezione degli scrutatori secondo criteri più equi. Eppure, soprattutto nei Comuni più grandi, dove sono più numerosi i posti da distribuire, i politici si tengono ben strette le proprie prerogative. A Pescara il consigliere di Rifondazione, Maurizio Acerbo, ha proposto un ordine del giorno per il ritorno al sorteggio. Maggioranza e opposizione, però, hanno fatto mancare il numero legale e hanno votato a favore solo sei consiglieri. A L'Aquila era stato il sindaco Cialente a spendersi per il sorteggio, ma la commissione elettorale ha optato per una tipica soluzione da prima repubblica, che consente ad ogni consigliere di scegliere una decina di scrutatori. Impermeabile alle richieste di equità anche il Comune di Chieti, mentre a Teramo, Sulmona e Montesilvano la sinistra chiede il sorteggio. Eppure, le amministrazioni di alcuni centri minori, dimostrano che è possibile fare diversamente: Sant'Omero, San Vito Chietino e San Giovanni Teatino estrarranno a sorte i nomi degli scrutatori. Un sistema che l'amministrazione di Basciano utilizza addirittura dal 2006. «Nelle località più piccole i posti da assegnare sono pochi e la logica clientelare viene meno - rimarca Di Cicco - La nostra classe politica si rivela incapace di lanciare anche solo dei piccoli segnali». L'esponente di Federconsumatori infine osserva: «Andava riservata ai giovani, disoccupati nel 36% dei casi, l'opportunità di guadagnare qualche euro».