Fronte del porto. Cinque mesi di cassa integrazione per le famiglie sul lastrico valgono 2.000 euro
Pochi, maledetti e neanche subito. Dal giorno della grande ira, la marineria ricava solo briciole sotto forma di mezzo milione di euro per i cinque mesi di cassa integrazione dall’ottobre 2012 al febbraio 2013. Cifra che sarà anticipata dalla Caripe e da dividere per 166, quante sono le famiglie dei pescatori ridotte all’inattività e alla disperazione dal mancato dragaggio. Parliamo di briciole in quanto si tratta di 600 euro al mese per ogni lavoratore, moltiplicato per cinque fa 3mila euro lordi, quindi in tasca ad ognuno finiranno duemila euro scarsi. Per ottenere queste briciole, i portuali hanno rinunciato alla marcia di protesta verso il carcere di San Donato. Dalla sede dell’associazione hanno fatto tappa davanti alla Prefettura, poi, quando hanno saputo che c’era Chiodi in Municipio, si sono spostati in massa tra una miriade di slogan, striscioni, mortaretti e fumogeni arancioni che hanno aggiunto asprezza a un clima già acre. Il fuori programma col presidente della Regione li ha fatti desistere dal proseguire su via Marconi e hanno aspettato Chiodi in sala consiliare mezz’ora; poi, persa la pazienza, hanno occupato per un quarto d’ora piazza Duca d’Aosta. Traffico impazzito, dopo che per tre ore la circolazione era andata in tilt con la chiusura di piazza Italia. In verità, la marineria era divisa tra chi voleva proseguire la marcia e chi voleva tornare in Comune: ha vinto il partito dei buonisti che hanno imposto agli altri di incontrare il presidente. «Vediamo cosa dice e poi ci regoliamo», hanno avvertito i leader della protesta. Chiodi è arrivato all’appuntamento preparato, sapeva già delle intenzioni bellicose dei pescatori, così si è "consegnato" alle loro richieste: «Sono qui per rendermi utile, ditemi come». Parole che hanno un po’ stemperato il clima arroventato. Mimmo Grosso e gli altri hanno tempestato di domande Chiodi, il quale ha potuto verificare fin dove è arrivata la disperazione dei portuali: richieste urlate, articolate e accorate: «Ci dica come se ne esce, per favore, - ha detto Gabriele Correntini, uno degli armatori più esperti - siamo al punto che molte famiglie non hanno da mangiare, alcune hanno Equitalia alle calcagna e la maggior parte non sa più dove sbattere la testa per pagare le bollette». Parole che hanno fatto breccia nel proverbiale aplomb di Chiodi. Così, tra una proposta e una risposta, è stata trovata una linea da seguire. «L’unica strada praticabile - ha detto Chiodi dopo una serie di telefonate - è l’accordo con la Caripe». E infatti lunedì 4 febbraio è stato fissato l’incontro con il nuovo amministratore delegato dell’istituto di credito, Dario Pilla, per definire tempi e modi del contributo da erogare. «Un risultato magrissimo - ha commentato Grosso - e anche quando arriveranno i soldi della cassa integrazione gennaio-giugno 2012 si tratterà di briciole». La marcia al carcere di San Donato è solo rinviata, intanto la marineria pensa ad altre forme di protesta, da attuare magari proprio venerdì 8 febbraio quando arriva in città il leader del Pdl Silvio Berlusconi. E per l’occasione, Mascia ha in mente di organizzare un incontro fra il Cavaliere e una delegazione degli armatori.