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Pescara, 19/12/2025
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02/02/2013
Il Centro
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Verso il voto del 24 febbraio - Bersani & Renzi, i Blues Brothers del Pd. L’abbraccio di Firenze. «Berlusconi può comprare Balotelli, ma neanche il mago Silvan può far sparire quello che ha fatto» |
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FIRENZE Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani come John Belushi e Dan Aykroyd, i Blues Brothers. Su twitter numerosi militanti e dirigenti del Pd hanno lanciato l’hashtag #Pdbrothers proponendo un parallelo con i due personaggi del film cult. E i Blues Brothers del Pd (anche se Tiziano Renzi, il papà del Rottamatore, una volta punzecchiò Bersani: «Ha la mia stessa età») non hanno deluso le attese per il primo incontro elettorale insieme. Sì, c’era stato il pranzo a Roma, ma a Firenze Renzi era chiamato ad appoggiare il segretario nella sfida per Palazzo Chigi («Un benvenuto particolare al prossimo presidente del Consiglio dei ministri, Pierluigi Bersani», è stato il suo saluto). A dare impulso insomma ad una campagna elettorale che per il Pd si fa più difficile, dopo gli ultimi sondaggi che accorciano le distanze tra centrosinistra e centrodestra. E Renzi è stato di parola: «Le primarie sono finite e ora nel Pd non ci sono più bersaniani e renziani ma siamo tutti democratici, impegnati nei 23 giorni che mancano alle elezioni a dare il massimo impegno per vincerle». Per trenta minuti Renzi ha strappato gli applausi della platea strapiena dell’Opihall con battute alla Pieraccioni e critiche durissime agli avversari del Pd. A cominciare da Monti. Che ieri ha accusato Pdl e Pd di essere partiti vecchi, «uno nato nel 1994 e l’altro nel 1921». Secca la replica di Renzi: «Il Pd nato nel 1921? Monti deve essersi confuso con la sua carta d’identità». E giù duro: «Monti per mesi ha detto che non si sarebbe candidato e sarebbe rimasto sopra le parti e ora è nel ring della politica di tutti i giorni con persone molto lontane da lui. Forse non ha capito che Fini non è quello dei tortellini ma quello della Bossi-Fini, dell’incontro con Le Pen...». E Berlusconi? Guai a sottovalutarlo, «ma al tempo stesso non dobbiamo averne paura perché può ingaggiare Balotelli ma anche se ingaggia il mago Silvan non servirà a far sparire le cose che ha fatto e quelle che non ha fatto». Poi Renzi è tornato sulle primarie. Ha detto grazie a chi lo ha votato e agli avversari ha ricordato che nel Pd «non dobbiamo avere paura di chi non la pensa come noi»: «Meglio dirci prima le cose perché i finti unanimismi hanno fatto sì che per due volte Romano Prodi è andato a casa. Non lo faremo». Renzi ha regalato a Bersani una statuetta che raffigura il marzocco, il leone simbolo della libertà di Firenze: «Non so se Pierluigi con questo leone sbranerà qualcuno, ma sicuramente porterà i valori dell'Italia giusta al governo». Bersani lo ha preso in parola e ha subito ringhiato contro gli avversari che «raccontano favole e ingaggiano guru dall’America per bastonarci. I guru poi se ne ritornano a casa e i problemi restano». E sul Mps è stato minaccioso con la destra: «Ho già dato in mano agli avvocati la stampa della destra: non siamo mammolette, e non accettiamo che ci faccia la predica della gente che ha cancellato il falso in bilancio». Secondo Bersani la giusta misura è «accettare la compravendita di derivati solo da banche d’affari sottoposte alla vigilanza di Bankitalia o alla vigilanza europea». E ha proposto una commissione di inchiesta sull’utilizzo dei derivati. Alla fine baci, abbracci e applausi: «Con voi uniti si vince», ha gridato il popolo del Pd. E un militante renziano di Cecina, Gianluca, libero professionista: «Bersani e Renzi, da ora alle elezioni, li manderei a fare comizi insieme in tutte le città d’Italia».
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