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Pescara, 19/12/2025
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Data: 02/02/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Il processo va avanti, l’ira di Berlusconi. No dei giudici al legittimo impedimento nell’udienza sui diritti Mediaset. «Al governo ci occuperemo dei magistrati...»

ROMA Lascia che i suoi avvocati con un gesto plateale abbandonino l’aula per protesta, intima ad Angelino Alfano di chiedere l’intervento di Napolitano e minaccia di rimettere la mordacchia ai giudici quando tornerà a palazzo Chigi: «La situazione della giustizia italiana credo sia una patologia della nostra democrazia di cui, quando saremo al governo, dovremo prioritariamente occuparci...». E’ un Silvio Berlusconi furioso quello che prende male, molto male, la decisione dei giudici della Corte d’Appello di Milano, che seguono il processo sui diritti Tv Mediaset, di rigettare la richiesta di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento. Una richiesta avanzata dagli avvocati-candidati Piero Longo e Niccolò Ghedini, che abbandonano l’aula ancor prima che la decisione venga comunicata e minacciano di rinunciare al loro mandato. Ma i giudici tirano dritto e decidono che i motivi addotti dal Cavaliere (due incontri a Roma, uno con i parlamentari europei del Pdl e uno con i candidati del Lazio) non rappresentano legittimo impedimento: «Gli impegni elettorali di oggi non sono prioritari rispetto alle udienze». Risultato: il processo d’appello che vede Berlusconi condannato in primo grado a 4 anni di reclusione per frode fiscale, riprenderà l’8 febbraio. Una mazzata per il Cavaliere, che tenta invano la grande fuga dalle udienze e dai suoi guai giudiziari e non intende concludere la campagna elettorale “della rimonta” tra studi televisivi e aule di Tribunale. Ragion per cui, quando a Roma piomba la notizia che i giudici di Milano hanno detto no al legittimo impedimento, la conferenza stampa convocata nel quartier generale del Pdl per parlare d’Europa e di candidati, diventa l’occasione per un comizio anti-giudici. Ad alzare la voce è Angelino Alfano, che racconta di aver “convinto” Berlusconi a non disertare la conferenza stampa: «Riteniamo scandalosa la decisione dei giudici di Milano. La magistratura entra a gamba tesa nella campagna elettorale. Per questo è necessario un intervento del Csm e del presidente Napolitano». Una richiesta che viene sostenuta anche dal presidente del Senato, Renato Schifani («E’ increscioso ciò che accade a Milano»), e da tutto il Pdl . Ma ieri il Cavaliere non si è occupato solo dei suoi processi. Convinto di poter accorciare le distanze che lo separano dal Pd di Bersani, l’ex premier non cambia strategia e assicura che l’unico modo per uscire definitivamente dalla crisi è abbandonare la strada del rigore. «Basta austerità, altrimenti la realtà imporrà ai paesi Ue di uscire dall’euro e tornare alla propria moneta nazionale. Bisogna vincere questo braccio di ferro con la Germania» dice il Cavaliere, che si fa i complimenti da solo («Nel Consiglio Europeo la persona più infornata sull’impresa e il mercato era il signor Silvio Berlusconi») e attacca, seppure con ironia, Bersani e il Pd. «Noi non ci meritiamo tanto di vincere perché siamo dei modesti peccatori. Però loro sono brutti e cattivi» dice il Cavaliere, che domani a Milano dovrebbe sganciare la sua “bomba elettorale” . Meno tasse per tutti? Probabilmente l’ennesima promessa di un’aliquota massima dell’Irpef al 35%.

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