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Data: 04/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Aereo Carpatair fuori pista. L’Alitalia fa sparire il logo. La compagnia di bandiera: cancellato per decoro aziendale. «Il jet della paura non voli più all’aeroporto di Falconara»

Sospeso il subappalto. Il vento la causa probabile dell’incidente

ROMA Hanno sbianchettato la vergogna di aver venduto un volo Alitalia gestito da un’altra compagnia, la romena Carpatair. Ma l’incidente che per poco stava per trasformarsi in tragedia resta tutto sulle spalle del vettore di bandiera.
Sono due i pazienti che restano in ospedale, una hostess romena di 31 anni e un passeggero italiano di 43, rispettivamente al Gemelli ed al San Camillo, dopo l’incidente aereo avvenuto sabato sera alle 20,20 allo scalo di Fiumicino.
IL FUORIPISTA
L’Atr72 del volo Az1670 Pisa-Roma, commercializzato da Alitalia ma gestito dalla compagnia romena Carpatair, decollato dalla città toscana alle 19,15 è sbandato in fase di atterraggio sulla pista 3 del Leonardo da Vinci finendo sul prato laterale con il carrello destro spezzato e l’ala poggiata sul terreno. Tra i 46 passeggeri più quattro membri d’equipaggio che erano a bordo, si è reso necessario il trasporto in ambulanza di venti persone ai vari pronto soccorso della città. I casi più gravi sono apparsi subito quelli relativi ai «problemi di natura ossea alla regione lombare senza complicazioni neurologiche» riportati dalla hostess romena 31enne e dal passeggero italiano 43enne, tuttora in ospedale, ed ai traumi patiti da una donna italiana di 35 anni, due romene di 33 e 48 anni e un turco di 34 anni, dimessi nella giornata di ieri. Lievi contusioni anche per due bambine di 8 e 9 anni.
Il sinistro ha richiesto la chiusura della pista 3 fino alle 16,45 di ieri limitando l’operatività dello scalo ad una sola pista per i decolli, la numero 2, e una per gli arrivi, la numero 1 parallela a via Coccia di Morto. Contenuti in una manciata di minuti i ritardi nel traffico su Fiumicino.
OPERAZIONE DECORO
La Procura di Civitavecchia ha aperto un'inchiesta disponendo il sequestro dell'aereo. Ciò nonostante, durante la notte, la carcassa è stata oggetto di un episodio curioso. Prima ancora che la polizia scientifica ed i tecnici dell’Agenzia Nazionale Sicurezza del Volo potessero effettuare i rilievi fotografici, personale dell’Alitalia è stato autorizzato a rivestire la tipica livrea tricolore impressa sulla carlinga con enormi fogli adesivi bianchi. Si è «sbianchettato», insomma, il brand nazionale per lasciare visibile solo la piccola bandiera romena e la sigla del velivolo, YR-AMS. «E’ stata un’operazione per il decoro dell’azienda e tutelarla dalla pubblicità negativa dell’episodio» giustificano dall’Alitalia.
LA DINAMICA
Il pm Paolo Calabria, incaricato degli accertamenti, e coordinato dal procuratore Gianfranco Amendola, ha delegato la polizia di frontiera ad effettuare i primi rilievi. L'ipotesi più probabile, per il momento, è che il forte vento possa aver inciso sulla delicata fase di atterraggio. L’Atr72 in fase di atterraggio in quel punto e a quell’ora aveva un vento proveniente da 250 gradi, quindi con la massima incidenza al traverso, a 28 nodi con raffiche fino a 41 nodi (76 km/h). In più era segnalata la pericolosa presenza di windshear sul sentiero di discesa ovvero di vento di direzione e intensità mutevoli. Il pilota, un romeno di 52 anni, ascoltato dalla Polaria sull’episodio, ha al suo attivo 15mila ore di volo delle quali 9mila su Atr72, velivolo del quale è anche istruttore.
Per il direttore dell'Enac a Fiumicino, Vitaliano Turrà, l’intensità del vento sarebbe stata comunque compatibile con l’atterraggio. «Visto che la pista numero 1 stava subendo di più le raffiche provenienti dal mare - spiega - abbiamo deciso di utilizzare prevalentemente la pista numero 3, dove è appunto atterrato l'Atr72. Quando si verifica un incidente aereo, non dipende mai da una sola causa ma da una catena di eventi». Riguardo alla possibilità che in quelle condizioni sarebbe stato più opportuno dirottare su Ciampino, Turrà osserva che «i piloti, che vengono informati attraverso un bollettino meteo, possono pertanto decidere se atterrare sullo scalo di destinazione o, conoscendo le caratteristiche del velivolo, optare per un aeroporto alternativo».
Alitalia ha sospeso da ieri l’operativo con Carpatair per i voli da Pisa, Ancona e Bologna che saranno regolarmente effettuati con Airbus 319 della compagnia di bandiera.

«Il jet della paura non voli più all’aeroporto di Falconara»

FALCONARA «L’Atr della paura non deve più volare al Sanzio». Marco Morriale, direttore di Aerdorica, società che gestisce lo scalo di Ancona-Falconara, mette avanti le mani. Non vuole che la Carpatair torni ad operare nelle Marche dopo la catena di incidenti che, come un sinistro campanello d’allarme, hanno anticipato il dramma di Fiumicino. Il subappalto alla compagnia rumena, che collegava Ancona alla capitale, è sospeso dallo scorso 17 gennaio dopo che un Atr 72 con 56 persone a bordo era stato costretto a tornare a terra dopo il decollo. Quella volta era andato in tilt il sistema di condizionamento e la temperatura era salita al punto da far svenire un passeggero. Il quindicesimo inconveniente in un mese di attività della Carpatair in riva all’Adriatico. Già il 5 gennaio lo stesso aereo aveva interrotto il volo ed era atterrato in emergenza per la depressurizzazione della carlinga, con tanto di mascherine dell’ossigeno scese davanti ai passeggeri impietriti dal terrore. Tra un guasto e l’altro, ritardi, problemi di manutenzione, riparazioni in pista che avevano indotto i vertici di Aerdorica a scrivere all’Alitalia, mettendo in evidenza l’inaffidabilità del partner rumeno. L’atterraggio del 17 gennaio, la protesta furibonda dei passeggeri, la reazione del presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, avevano convinto l’Alitalia a sospendere il giorno stesso la collaborazione con Carpatair e subentrare con un proprio aereo sulla tratta Ancona-Roma. Lo stop ai rumeni scade l’7 febbraio ed è difficile, visto il nuovo e ben più grave incidente, che la compagnia torni ad operare sullo scalo marchigiano.

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