Iscriviti OnLine
 

Pescara, 19/12/2025
Visitatore n. 750.346



Data: 04/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi-choc: rimborserò l’Imu Monti lo sfida in tv «Solite promesse» Il Cavaliere: entro un mese e in contanti, via pure l’Irap. I costi: Oltre otto miliardi e l’intesa con Berna è lontana

Bersani: basta demagogia. Web scatenato: come Wanna Marchi

MILANO L’annuncio è arrivato, Berlusconi ha parlato, la claque ha esultato, le luci si sono spente, e ora tornano tutti a casa. Scioccati? Ma no, se lo aspettavano. Fra indiscrezioni e mezzi annunci i duecento convenuti sapevano, prima ancora che Silvio parlasse, ciò che aveva da dire: «Non solo aboliremo l’Imu, ma restituiremo quella che è stata pagata nel 2012». Non basta: abolizione dell’Irap, drastica riduzione dell’Irpef, dimezzati i parlamentari. Et voilà, il pubblico applaude, gli altoparlanti urlano: «Meno male che Silvio c’è».
Il Cavaliere mette le mani avanti: «I miei avversari dicono che non sono più credibile. Sbagliato, ho sempre mantenuto le mie promesse». Quella di oggi è una promessona, visto che in cassa ci sono pochi spiccioli. Allora lui per farla apparire vera prova a immaginarla: «Quando sarò ministro dell’Economia e dello Sviluppo vi manderò una lettera a casa degli italiani e con quella potranno andare alle poste per incassare, in contanti, l’equivalente dell’Imu versata». I più tecnologici potranno indicare il numero di Iban, senza fare code.
BERSANI: LO CHOC E’ LUI

«Più che una proposta choc è una proposta sciocca» ironizza Di Pietro. Per Bersani l’annuncio del Cav è demagogico, poggiato su una copertura di bilancio fantasiosa: «Purtroppo il vero choc l’Italia l’ha già subito poiché il paese si è impoverito per colpa sua». Mario Monti ha i toni di chi non lo prende sul serio: «Berlusconi ha governato per tanti anni e non ha mantenuto nessuna promessa. Ci prova per la quarta volta. Gli italiani hanno buona memoria». Casini ironizza: «Attenzione a Silvio, sarebbe capace di vendere un'auto senza motore». Giannino è sintetico: «E’ Pantalone».
Doveva essere una «conferenza stampa pubblica». Poi è rimasto solo il pubblico. Domande vietate per non creare scompiglio. In prima fila Santanché, Gelmini, Alfano, la Brambilla (con cagnolino in braccio) e Brunetta. Rari i volti noti. Il Cavaliere esordisce con toni gravi: «Il rapporto di fiducia fra Stato e cittadini è in grave crisi». La colpa? Del governo Monti, dice lui, come se tutto fosse precipitato in questo ultimo anno: «Per colpa dei tecnici c’è una caduta di fiducia, troppe tasse, disoccupazione».
«COL CAV DEBITO CRESCIUTO»

E poiché, dice, anche un imbecille può mettere nuove tasse, lui vuol mostrarsi intelligente e toglierle: «Possiamo tagliare la spesa pubblica del 10 per cento». Sarebbe persino possibile tagliarla del 30, sostiene, «ma non esageriamo». E allora arriva facile la replica a distanza di Monti: «Lo sfido a venire in tv a discutere di tasse con me. Dice di poter ridurre la spesa di 80 miliardi, ma è lo stesso incantatore di serpenti che il debito pubblico lo ha fatto crescere di 154 miliardi».
Comunque, in attesa dell’eventuale disfida catodica, il Cavaliere va avanti con gli choc: «La crisi è esplosa con l’Imu, una iniziativa odiosa e dissennata. E noi non solo la cancelleremo al primo consiglio dei ministri, ma restituiremo quella dell’anno passato». Assicura che i soldi si troveranno, che in fondo bastano 4 miliardi: «Aumenteremo le accise sulle lotterie e sulle sigarette, faremo accordi con la Svizzera per tassare le operazioni finanziarie». I fans in sala si scatenano, le bandiere sventolano.
L’ULTIMA CAMPAGNA ELETTORALE

Negli stessi minuti, però, si scatenano pure le ironie in rete: «Ormai Berlusconi è come Wanna Marchi». Lui non fa una piega. Va in po’ in confusione col gobbo elettronico che gli suggerisce la scaletta degli argomenti, ma li improvvisa lì per lì: «Nessun aumento dell’Iva, abolizione in cinque anni dell’Irap sulle imprese, nessuna patrimoniale». Già che c’è garantisce che i fornitori dello Stato verranno liquidati in sessanta giorni, contro i seicento attuali.
Ancora un minuto per dire che il finanziamento ai partiti «verrà ridotto a zero». Il resto è un annuncio di vittoria: «Siamo vicini a un risultato storico, siamo sicuri di vincere». Ma è anche, per quanto malcelata, una manifestazione di stanchezza: «Voglio combattere l’ultima grande battaglia elettorale», con un particolare accento sulla parola «ultima».


I costi: Oltre otto miliardi e l’intesa con Berna è lontana
L’annuncio azzurro vale quattro miliardi per il 2012 e altrettanti per l’anno in corso. Dai conti elvetici si potrebbero ricavare a regime solo uno o due miliardi annui

IL FOCUS
ROMA Quattro miliardi l’anno più quattro di arretrati 2012 per l’Imu sull’abitazione principale: dunque subito almeno otto. Poi una prima tranche di Irap cancellata, per un ammontare vicino ai cinque miliardi. Poco più di due miliardi (e poi oltre quattro l’anno) per scongiurare l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva in programma dal prossimo primo luglio. E una somma indeterminata ma certamente imponente per trasformare in realtà il sogno di un’Irpef a due aliquote.
Mai come questa volta, il programma fiscale di Silvio Berlusconi si scontra con numeri che appaiono non gestibili, se valutati alla luce dell’attuale situazione di finanza pubblica; sempre che, naturalmente, il nostro Paese mantenga gli impegni assunti in sede europea a partire dal pareggio di bilancio in termini strutturali. È vero che fino ad ora sono state indicate varie fonti di copertura: il ricorso al gettito di un accordo fiscale con la Svizzera si aggiunge alla proposta di aumentare le accise su alcol e sigarette, e soprattutto al taglio drastico della spesa pubblica (80 miliardi in cinque anni). Ma sono ipotesi che sul piano concreto restano tutte da verificare.
LA TRATTATIVA
Partiamo proprio dalla possibile intesa con Berna secondo lo schema Rubik: le autorità elvetiche provvederebbero a tassare (una tantum per il passato e poi in via stabile) i nostri connazionali che hanno conti da quelle parti, e poi girerebbero i proventi in Italia. In cambio le banche svizzere potrebbero continuare a garantire ai propri clienti il segreto su depositi e operazioni. Accordi simili sono stati conclusi dalla Gran Bretagna e dall’Austria, mentre quello raggiunto dalla Germania è stato poi bocciato dal Parlamento tedesco e dunque non entrerà mai in vigore.
Nel caso italiano, la trattativa non riguarda solo lo schema Rubik ma altre delicate questioni fiscali quali la gestione della doppia imposizione. È chiaro che il segno complessivo dell’operazione, relativamente alla tassazione dei correntisti, dipenderà dalle aliquote applicate per il passato e per il futuro: più saranno basse, più l’eventuale intesa si presterà all’accusa di attuare un nuovo condono. Curiosamente nei mesi scorsi la prospettiva di un accordo con Berna era ben vista in Italia in particolare a sinistra, proprio mentre in Germania il trattato che si andava profilando veniva attaccato in quanto sanatoria dall’opposizione socialdemocratica, che alla fine è riuscita a farlo saltare.
Le stime sul gettito sono comunque incerte, perché negli accordi conclusi finora l’effettiva entità del prelievo è legata anche al tempo di permanenza dei capitali nelle banche elvetiche. Si ritiene che le somme custodite per conto di clienti italiani possano arrivare a 120-150 miliardi, nonostante le due operazioni di scudo fiscale dello scorso decennio. La Svizzera applica aliquote comprese tra il 19 e il 34 per cento per i clienti britannici e tra il 15 e il 38 per quelli austriaci; le aliquote definite con la Germania erano più alte, in un intervallo compreso tra il 21 e il 41 per cento. Ipotizzando un’aliquota media del 25 per cento si potrebbe ricavare dallo stock di depositi una somma tra i 30 e i 40 miliardi di lire. Il flusso annuo, calcolato sui rendimenti dei capitali, sarebbe ovviamente molto più basso, sulla carta 1-2 miliardi l’anno.
LE INCOGNITE
Ci sono però molte incognite, a partire da quella relativa all’effettiva adesione dei clienti, che potrebbero essere tentati da qualche escamotage soprattutto per evitare di pagare l’imposta una tantum, magari contando sul favore degli istituti elevetici. Il negoziato con Berna è proseguito in queste settimane pre-elettorali a livello tecnico, anche se naturalmente nessuno si attende svolte prima del voto. In ogni caso, ci vorrà ancora tempo: forse per questo dopo la proposta di Berlusconi il segretario del Pdl ha voluto precisare che intanto le risorse per la restituzione del’Imu 2012 potrebbero essere anticipate dalla Cassa Depositi e Prestiti come avvenuto per il terremoto dell’Emilia. In quel caso però il denaro è passato per il sistema bancario.
L’altra grande copertura indicata dal Pdl (e in particolare da Renato Brunetta) è il taglio di 80 miliardi di spesa pubblica in cinque anni. In realtà questa ipotesi è connessa con l’accordo Italia-Svizzera, i cui proventi - insieme alle privatizzazioni - dovrebbero contribuire a ridurre il debito e per questa via la spesa per interessi. Si tratterebbe comunque di un’operazione gigantesca, che nessun governo, a partire da quelli guidati da Berlusconi, è mai riuscito nemmeno ad abbozzare.
Con queste risorse l’eventuale esecutivo di centro-destra dovrebbe in particolare realizzare due vecchi progetti, la cancellazione dell’Irap e la definizione di un’Irpef con due aliquote, del 23 e del 33 per cento. Nel primo caso il gettito dell’imposta, esclusa la componente pagata dalle amministrazioni pubbliche, è di circa 24 miliardi. E potrebbe servire una somma del genere anche per l’imposta sul reddito, se il confine tra gli scaglioni sarà fissato alla soglia, bassa, di 40 mila euro di reddito. Ipotizzando di ripartire su 5 anni questi 50 miliardi, ogni anno ne servirebbero 10, a cui andrebbero aggiunti i 4 dell’Imu prima casa e quelli dell’Iva: in tutto 15-20 miliardi l’anno.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it