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Data: 04/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
La controffensiva di Bersani: giù le tasse ma sul lavoro

Tensione con i montiani e allarme per le difficoltà di Sel incalzata da Ingroia. Domani il segretario a Berlino
vedrà il ministro delle Finanze Schaeuble

ROMA «Al Paese non servono conigli tirati fuori dal cilindro». Per nulla impressionato dalla proposta di restituzione dell’Imu avanzata dal Cavaliere che bolla come «un deja vu, ma la storia non si ripete», il cavallo di battaglia di Pier Luigi Bersani, o per dirla con Berlusconi, la proposta choc del Pd, resta quella di abbassare la pressione fiscale cominciando però non dai patrimoni, ma dal lavoro. Ovvero, contrastare gli annunci ad effetto di Berlusconi e Monti sul fisco e Imu, rilanciando la riduzione delle tasse che gravano sul lavoro e sull’impresa.
IL CONTANTE
La linea del centrosinistra bersaniano soffre però di minore immediatezza rispetto «al contante» promesso da Berlusconi ieri alla Fiera di Milano, anche se la proposta si intreccia con un altro tema della campagna elettorale: la crescita. Anche se la rimonta del centrodestra non è nelle ”quantità” ufficializzate dal Cavaliere - al punto che Bossi definisce «pitturate» le percentuali fornite dal Pdl - non c’è dubbio che a venti giorni dal voto un po’ di affanno e ansia si coglie dalle parti di Largo del Nazareno, sede del Pd. «E’ una campagna elettorale surreale, nella quale a Berlusconi viene permesso di dire tutto e il contrario», sostiene Francesco Garofani, deputato Pd, che sostiene di essere «rimasto basito per come i tg ieri hanno continuato a chiamare ”proposta choc”, la banalità irrealizzabile di Berlusconi».
Il piombo che lo scandalo Mps ha messo nella campagna elettorale del Pd comincia a pesare. Anche perché la disputa senese tra innovatori e conservatori ha evidenti ricadute nazionali. Un problema di identità e discontinuità rispetto al passato, che Berlusconi risolve ogni volta a suo modo riaffermando in maniera cruenta (vedi il quid di Alfano) la sua leadership, operando continue giravolte programmatiche e imponendo agli avversari la sua agenda. Nel centrosinistra il problema però si avverte anche per l’erosione che Ingroia opera a danno di Sel imperversando proprio sul complicato rapporto che i Democrat hanno con Monti.
TAGLI
Bersani ha tentato di dare l’ennesimo stop al Professore che, almeno ieri, ha mollato la presa sul Pd concentrandosi su Berlusconi «che non ha mai mantenuto una promessa». Il problema comunque resta e non riguarda solo l’intoccabilità o meno dello statuto dei lavoratori, ma la stessa possibilità che dopo il voto sinistra e centristi possano collaborare.
«Parliamo di lavoro e di cose concrete» sostiene Francesco Boccia. Il responsabile delle commissioni economiche del Pd avverte il rischio del fuoco incrociato che Pdl, Monti e Ingroia scatenano quotidianamente sul quartier generale, e invita il partito «a non inseguire Berlusconi che vorrebbe imporci la sua agenda». Linea che sottoscrive anche il senatore Morando che si augura che il Pd «spinga con forza anche sul tema del taglio della spesa pubblica», «argomento sul quale Berlusconi ha dimostrato di essere totalmente inadeguato». Il viaggio che domani Bersani farà a Berlino, dove terrà una conferenza sul futuro dell’Europa e incontrerà il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, è una risposta non solo a Monti, che ha appena concluso il suo tour europeo con la tappa a Parigi, ma soprattutto a Berlusconi che ormai fatica a mettere il naso oltre confine.

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