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Data: 06/02/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Sondaggi - Sorpasso lontano: centrosinistra avanti cinque punti e mezzo. Ma la Swg non ha ancora calcolato l’effetto Imu Lista Monti al 13,3% si “mangia” l’Udc di Casini al 3%. Intervista a Fini: «La rimonta del Cavaliere non ci sarà»

ROMA Crescono centrosinistra e centrodestra, perde quasi un punto la coalizione guidata da Mario Monti che però con la sua lista continua a «cannibalizzare» Fini e Casini. Anche se Gianfranco Fini assicura: «Non credo che Monti sia un cannibale». L’ultimo sondaggio di Swg smentisce Berlusconi, certo che la rimonta si trasformerà in un sorpasso. A meno di tre settimane dal voto il vantaggio della coalizione Bersani-Vendola su quella Berlusconi-Maroni è del 5,5%. E anzi se il centrosinistra cresce dello 0,8%, attestandosi al 33,6%, il centrodestra recupera solo lo 0,3%, soprattutto grazie a Lega e Tremonti e si ferma al 28,1%. A pochi giorni dal black out dei sondaggi previsto dalla legge quindici giorni prima del voto ancora non è possibile però quantificare l’effetto Imu sulle intenzioni di voto. Le stime di voto di Swg sono state raccolte tra il 2 e il 4 febbraio e dunque l’indagine non ha potuto registrare se e quanto la proposta choc di restituire agli italiani in contanti o con bonifico la tassa sulla casa abbia modificato le loro preferenze elettorali. Sia pure in calo la lista Monti data al 13,3%, continua però a scippare elettori ai suoi alleati. Pier Ferdinando Casini con l’Udc sarebbe sceso addirittura al 3%. Formalmente tanto Casini quanto Gianfranco Fini non accusano il Professore per l’emorragia di voti. Ma dietro le dichiarazioni di circostanza cresce la tensione tra i centristi. «Non sono preoccupato per la crescita della lista Monti, lo sarei del contrario. Sono ben contento che cresca la lista Monti e so anche che nella lista rosa per la Camera il mio partito avrà delle difficoltà ma sono un professionista e ho qualche anno di esperienza e queste cose le avevo messe in preventivo», dice il leader Udc. «Con Monti i rapporti sono ottimi e abbondanti», assicura. Con i suoi però i toni sono assai diversi. Con il 3% tenere unito il partito sarà assai difficile. Per questo Casini, oscurato mediaticamente fin qui dal premier, ha pianificato il suo rilancio televisivo per salvare il salvabile. In gioco non c’è solo la percentuale di consenso elettorale ma anche la poltrona di presidente del Senato. Secondo la Velina rossa sarebbe in corso una guerra fratricida Monti-Casini per conquistare lo scranno più alto di palazzo Madama. Il leader Udc che per la prima volta si candida al Senato si sarebbe addirittura informato se ci sono precedenti di senatori a vita divenuti successivamente presidenti del Senato. «Non sono salito in politica per essere un’ancora di salvezza di Casini e Fini, siamo sparpagliati sul territorio per cercare di raccogliere più voti possibili», dice Monti spiegando di non sapere se ci sarà qualche iniziativa elettorale comune con gli altri leader alleati. A Fini e soprattutto a Casini che nei giorni scorsi avrebbe minacciato di fare un suo gruppo parlamentare dopo il voto in ogni caso, Mario Monti ricorda che «c’è un’unica lista al Senato e ci saranno gruppi parlamentari unici sia alla Camera che al Senato». Il leader della coalizione insomma resta Monti.



Intervista a Fini: «La rimonta del Cavaliere non ci sarà»

La rimonta del Cav? «No», non ci sarà. «È pacifico». Gianfranco Fini non sente proprio odore di 2006, quando Berlusconi, da candidato premier del centrodestra di cui lo stesso Fini era un pilastro, sfiorò il sorpasso clamoroso al colpo di reni. Anche allora giocò la carta dell’anti-tassa sulla prima casa, al secolo Ici. Stavolta però - scuote la testa il presidente della Camera uscente intervistato in esclusiva dal Piccolo - l’abolizione dell’Imu 2013 e il rimborso in contanti di quella pagata nel 2012 incarnano un «populismo che gli farà recuperare un 2, 3% di ultras» ma non lo farà vincere. Fini parla da Trieste dove il giorno prima Berlusconi era tornato ad attaccarlo, additandolo come gran regista del “colpo di Stato” di fine 2011. «Se è stato qui non faccio come lui con Travaglio, non pulisco la sedia», scherza il leader di Fli al pomeriggio, in visita al Piccolo, scortato dal fedelissimo Roberto Menia. Poi torna serio: «È un disco rotto, è la riprova che non si è ancora fatto una ragione delle critiche che gli ho rivolto e che hanno comportato la mia espulsione dal Pdl. Nella sua forte autoconsiderazione continua a pensare ci sia stato chissà quale complotto. Poi spesso dice: “ma Fini, chi gliel’ha fatto fare, poteva...”. È la conferma di una differenza antropologica. Berlusconi tutto quello che fa lo fa partendo dai suoi interessi, quindi non riesce a capacitarsi che qualcuno possa agire non per interesse ma perché ritiene giusto così». Dal rimborso dell’Imu al condono tombale. Lei che ne pensa? «Che ha bisogno di alzare sempre di più l’asticella della demagogia perché sa che gli italiani non gli credono più».

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