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Pescara, 19/12/2025
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Data: 06/02/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Bersani apre a Monti Insieme contro la destra. Il Professore: ok per le riforme. Poi propone: «Riduzione Irpef e Irap già nel 2014» Casini preoccupato dai “no” di Vendola. Aut aut di Sel al Pd: «O loro o noi»

Dopo settimane scandite da quotidiane punture di spillo, tra Bersani e Monti arriva il giorno del disgelo. Le prime prove d’intesa per il dopo voto prendono corpo tra Berlino, dove il segretario conferma la vocazione europeista del Pd, e Pordenone, dove il Professore annuncia che se tornerà a palazzo Chigi «nella prima riunione del consiglio dei ministri dimezzerà il numero dei parlamentari». Certo, per poter parlare di un’alleanza tra il centro e il centrosinistra è ancora presto ma la frase che Bersani lancia in conferenza stampa potrebbe segnare una svolta. «Monti ha costruito una sua forza politica, adesso è nella competizione, ci sono naturalmente le schermaglie elettorali ma io ho sempre detto che sono prontissimo a una collaborazione con tutte le forze contrarie a leghismo, berlusconismo e populismo, quindi certamente anche con il professor Monti». La precisazione del segretario Pd arriva in risposta alle parole del premier uscente, che in mattinata indica come possibile e fattibile per il dopo-elezioni una «grande coalizione», l’unica capace di realizzare riforme incisive. Per ora non si tratta di un obiettivo, anche se lo scenario bipartisan sarebbe l’unico a rimettere i centristi al centro della scena politca. Il Professore passa infatti la prima parte della giornata ad attaccare i due poli: «Il Pdl ha dimostrato sostanziale incapacità di decidere e il polo di sinistra è molto simile a quello che, pure guidato da Prodi, ha avuto problemi interni che poi lo hanno fatto disgregare». E a chi gli domanda cosa pensi del governo Bersani-Vendola, Monti risponde secco: «Preferisco lasciare questa valutazione ad altri...». Tutto questo, ovviamente, non vuol dire che non ci potrà essere un’intesa. E infatti il Professore spiega che dopo il 25 febbraio «cooperazioni e alleanze saranno possibili e necessarie» e non sbatte la porta in faccia al leader del Pd. «Apprezzo ogni apertura e disponibilità, e anche questa frase dell’onorevole Bersani che ha parlato dalla Germania, dove la politica fatta con l’apporto del Parlamento è stata apprezzata» precisa Monti, che non rinuncia comunque a piantare robusti paletti sulla strada del possibile accordo: «Io sarò disponibile ad un’alleanza con tutti coloro e solo coloro che saranno seriamente impegnati nelle riforme strutturali». E, per far capire a Bersani da che parte sta, il premier uscente parte a testa bassa contro la Lega («Una forza populista...») e poi annuncia l’anticipo della rimodulazione di Irpef e Irap: «E’ possibile e necessario avere una graduale riduzione dell’Irpef e dell’Irap già dal 2014 e non è necessario avere aumenti dell’Iva». Nascerà il governo Bersani-Monti? Il segretario del Pd si dice pronto al dialogo con i moderati, ma non a tutti i costi. «Ho visto delle cose sul mercato del lavoro, sulle unioni civili e sulla corruzione che non mi piacciono. Non faccio alleanze a tutti i prezzi...» avverte Bersani, che fa a pezzi le mirabolanti promesse di Berlusconi, non crede neanche un po’ alla rimonta del Pdl e ostenta sicurezza: «La destra ha distrutto l’Italia in 10 anni e adesso cerca il rilancio con la demagogia. Noi vinceremo senza demagogia». E il “sorpasso” che Berlusconi vede ormai vicino? «Ma di cosa stiamo parlando? Il Pdl e la Lega stanno al 24%. Il sorpasso lo stanno vedendo con il binocolo». La difficile marcia di avvicinamento crea ovviamente grande apprensione nel partito di Vendola e in quello di Casini. Il leader di Sel chiede Bersani di fare «ciò che ha annunciato all’inizio della campagna elettorale e che non ha ancora fatto: iniziare a correre come una lepre e farsi inseguire dagli altri» e lascia al suo braccio destro, Nicola Fratoianni, il compito di lanciare un secco aut aut: «Se Bersani vuole l’aleanza con Monti, vada con Monti. Noi non voteremo mai quell’alleanza, a costo di rompere con il Pd». Ma ad essere preoccupata è anche l’Udc. E Pier Ferdinando Casini prova a bloccare la possibile intesa: «I no di Vendola sono incompatibili con un governo riformista. Certamente non potremo costruire governi sulla base di ideologie».

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