ROMA L’intesa Bersani-Monti che solo martedì sera sembrava destinata a dare una svolta alla campagna elettorale, ieri è tornata in alto mare. Ad aprire il fuoco delle dichiarazioni è stato di prima mattina Nichi Vendola, cui evidentemente non è bastata la rassicurazione mandata ancor più di buonora dal segretario democrat, secondo il quale «Basta leggere la carta d'intenti del centrosinistra: a contrasto di posizioni populiste abbiamo un'apertura a forze europeiste e costituzionali. Poi certo la convergenza si fa alla prova dei programmi». Del resto Sel, già insidiata da vicino dalla concorrenza di Ingroia, tutto può permettersi in campagna elettorale meno che apparire a un passo dall’alleanza con i moderati di Monti e Casini.
FUOCO DI SBARRAMENTO
Di qui il fuoco di sbarramento del governatore: «Centrosinistra e Monti sono inconciliabili. La nostra coalizione ha il diritto di vincere senza la tutela di un conservatore. Spero che Bersani non si voglia assumere la responsabilità di rompere l'alleanza del centrosinistra».
MEZZO DIETROFRONT
Vendola insomma fiuta l’inciucio. E mette le mani avanti. Tanto che Bersani è costretto al mezzo dietrofront. Non c’è nessun accordo con Monti per dargli il ruolo di ministro dell’Economia, «se vinco ci penseranno gli elettori a risolvere questa cosa», dice al Tg5. E per cancellare eventuali margini di ambiguità chiarisce che chi avrà il compito di governare e togliere il Paese «dai guai in cui lo ha cacciato la destra», dovrà «cercare un dialogo con le forze alternative». Tutto qua, «non c’è nessun patto». Per esclusione si ritornerebbe alla casella di partenza e dunque a Monti. A dimostrazione che il balletto Monti sì/Monti no/ andrà avanti ancora a lungo. Semmai ve ne fosse bisogno Bersani ha comunque rinnovato l’impegno a rispettare l’accordo con Vendola. «Abbiamo un patto chiarissimo e ognuno può leggerlo, si chiama Italia bene comune e si parte da lì».
IL BALLETTO
Non è ancora chiaro se il patto tra il segretario del Pd e il governatore pugliese comprenda solo la collaborazione sulle riforme o se invece sarà un ticket vero e proprio. Qualcosa di molto simile dunque a una alleanza di governo. Monti, a sua volta, non chiude come appena un mese fa, e alla domanda se potrebbe fare il ministro in un esecutivo Bersani risponde: «Sono temi prematuri». Bersani a sua volta resta cauto: «A due mesi -sottolinea senza nascondere qualche segno di insofferenza - dico sempre la stessa frase: puntiamo al 51% ma ci comporteremo come se avessimo il 49 perché il Paese ha problemi seri». E se il barometro a sera continua a indicare alta tensione, un segnale di distensione però le antenne lo registrano. «Vendola non mi vuole? - ripete a Daria Bignardi, ospite a sera de La7 - l’amore è una scelta libera». Ma dulcis in fundo lancia anche un segnale gradito alla sinistra: «Io sono per il rafforzamento dei diritti civili delle coppie omosessuali», anche se «matrimonio e adozioni vanno collocati un pò più in là» sia nel tempo che nel grado di sensibilità». Sentito, Vendola?