Il leader: «Vogliamo esportare il vostro modello virtuoso»
PESCARA «Abbiamo messo la freccia, il sorpasso è vicino». Alla platea di Pescara Angelino Alfano porta i saluti di Berlusconi e la giusta carica di ottimismo per ridare vigore ad un partito che in Abruzzo la sua notizia choc l'ha già avuta quando Roma ha comunicato la lista dei candidati per il Parlamento. In parallelo si respira un’aria da polveriera tra le varie correnti e, soprattutto, tra i vari territori abruzzesi. Eppure, in una giornata fredda e piovosa, si affannano in tanti per salutare il segretario nazionale del Pdl quando la sua auto fa tappa all'auditorium Petruzzi della città vecchia. Tra i primi a sfidare le intemperie, prima ancora che Alfano riesca ad aprire la portiera dell'auto per saltare giù, c'è Antonio Razzi. Lui continua a fare il pompiere e a dispensare segnali di pace: «Io paracadutato? Intanto vivo a Pescara da quattro anni, anche se non se n'è accorto nessuno». A due passi c'è il coordinatore provinciale del Pdl, Lorenzo Sospiri: «Razzi? Con questo signore non ci salutiamo neanche. Per ora bocche cucite, ma dopo il voto salta la segreteria regionale».
Insomma, altro che segnali di pace. Non si sono ancora spenti infatti gli echi dello screzio tra segreteria regionale e segreteria provinciale (Liris nuovo coordinatore comunale nominato ieri ma senza il placet del provinciale Magliocco). E non si è spenta neanche la coda velenosa della protesta di Pescara che, dopo la fuoriuscita di Gatti, ha provocato la formazione di altri due movimenti dissidenti, quello di Masci e quello di Chiavaroli.
Si sta preparando insomma la notte dei lunghi coltelli nel Pdl. Anche perchè le posizioni sono molto sfilacciate: c’è chi dice che Chiodi potrebbe lanciare una sorta di opa sul Pdl attribuendo l’ormai certa sconfitta a Piccone, ma il gruppo Gatti-Masci-Giuliante-Tagliente-Chiavaroli R. -Di Paolo sta raccogliendo nuove adesioni e ad elezioni finite attaccherà sia Chiodi che Piccone per rovesciare la dirigenza e puntare sulle regionali con un altro vertice. I dissidenti potrebbero anche far mancare la maggioranza e far cadere la giunta regionale, tenendo conto che Pagano è rientrato nei ranghi ma solo formalmente e dopo il voto potrebbe schierarsi con gli scissionisti.
Intanto ci prova Alfano a spostare il tiro sul vero nemico da battere: «Ho qui in tasca l'ultimo sondaggio, al Senato il divario tra noi e la sinistra è di 1,7 punti. Siamo in corsia di sorpasso e per vincere siamo aiutati anche dai loro torti. Noi abbiamo nel nostro programma la restituzione dell'Imu, l'eliminazione delle tasse per i primi cinque anni alle imprese che assumono giovani a tempo indeterminato. L'unico punto certo del loro programma è che aumenteranno le tasse, introducendo una patrimoniale di 40 miliardi, voluta dalla Cgil, che non peserà sui ricchi ma sul ceto medio». Poi un assist al governo della Regione sotto lo sguardo compiaciuto dei due più diretti interessati: «Abbiamo una politica economica da portare in Europa molto simile a quella di Gianni Chiodi e del presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano: diminuire il debito, tagliare la spesa pubblica improduttiva e i costi della politica, per consentire l'abbassamento delle tasse». L'Abruzzo fa scuola, quando serve. Ma le candidature si decidono a Roma.