ROMA Mentre Matteo Renzi attacca Antonio Ingroia («In Senato corri il rischio di far vincere gli altri»), Pier Luigi Bersani lancia un nuovo messaggio forte dal Piemonte: «Il primo consiglio dei ministri del nuovo governo deve pensare a chi non ha da mangiare». La distanza tra i due schieramenti, centrodestra e centrosinistra, si è assottigliata, lo dicono tutti gli istituti di sondaggi, ma Bersani è convinto che si tratti ancora di una «distanza di sicurezza». «La tendenza è quella, e non s’invertirà», assicura Bersani. Anche perché, ammonisce Bersani, «se vincono quelli là (il centrodestra, ndr.) l’Italia finisce contro un muro».
LA CAMPAGNA
La polemica con Berlusconi ha, ormai, raggiunto il diapason. Bersani ostenta fair play, di fronte alle battute del Cavaliere: «Le sue proposte-schock avranno l’effetto boomerang, gli si ritorceranno contro». «Gli italiani non sono stupidi – dice il leader Pd – e non si fanno prendere in giro», insiste, ma ricorda che una delle prime leggi del suo governo sarà il conflitto d’interessi. Ed è al Paese e a come ricostruirlo che Bersani e il Pd pensano con le loro, nuove, proposte, tutte concentrate sul tema del lavoro che non c’è e del sostegno che bisogna ridare alle imprese, grandi e piccole, e all’economia perché torni a girare.
Sono cinque le idee per rilanciare l’economia reale che Bersani annuncia proprio da Torino, «politiche attive» che mirano a ridare impulso alla crescita e a creare posti di lavoro: «Il primo punto è la liquidità – spiega Bersani – e io ho già fatto una proposta per i pagamenti della Pa alle imprese, cui noi proponiamo di emettere titoli dedicati. Poi – continua – bisogna muovere un po’ di investimenti, serve un grande piano di piccole opere. Terzo, l’economia verde: qui si può cominciare dalla riqualificazione edilizia. Quarto, un grande intervento infrastrutturale sulla banda larga». Infine, il quinto punto: «un piano industria 2020, dopo che è stato smantellato il piano Industria 2015»”, conclude.
IL COMPETITOR
E’ da Napoli che, invece, si fa sentire la voce del competitor di Bersani alle primarie. Matteo Renzi va nel capoluogo partenopeo per incontrare la stampa e tenere un comizio, subisce qualche contestazione da parte dei centri sociali, poi si dedica ad attaccare Ingroia e il sindaco di Napoli de Magistris («Sembra stia all’opposizione») e Grillo («E’ come un orologio rotto: due volte al giorno segna l’ora giusta», e poi: «Cambia spesso idea: faceva la pubblicità agli yogurt, ora attacca le multinazionali») più che Berlusconi. Sul suo rapporto con Bersani, Renzi si limita ad osservare che «io e lui ce ne siamo detti di tutti i colori, ma ora è lui il candidato più adatto a governare l’Italia, io sono tornato a fare il sindaco», non risparmiando al leader del Pd la battuta sul suo modo di parlare: «Quella del tacchino sul tetto ancora oggi non l’ho capita». La replica di Renzi ad Ingroia si spiega con l’offerta lanciata in tarda mattinata da Rivoluzione Civile al Pd per un governo senza Monti. Una sortita accolta così da Dario Franceschini: «Rivoluzione Civile corre il serio rischio di non entrare in Parlamento, in Senato occorre l’8% dei voti per ottenere seggi. Così Ingroia inganna gli elettori».