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Data: 10/02/2013
Testata giornalistica: Il Centro
No della Lega al condono, il Cavaliere frena. Bersani critica l’accordo sul bilancio Ue e rifiuta l’offerta di Silvio sulle riforme: «Si riposi...»

L’ex premier parla delle olgettine e fa outing: «Con Bossi ho passato tutte le cene del lunedì e poi la gente non capisce perché avevo bisogno del bunga bunga...»

ROMA «Non ho promesso il condono edilizio o il condono tombale, né tantomeno l’amnistia. Sono provvedimenti che manderemo avanti solo se avremo una nostra maggioranza». Deciso a non far saltare il fragile accordo raggiunto con Maroni, che non vuole neppure sentir parlare di condono e in mattinata fa sapere al Cavaliere di essere «contrario ai colpi di spugna» che non sono neppure previsti nel programma di Pdl e Lega, Berlusconi è costretto a correggere il tiro per l’ennesima volta e precisa che condono e amnistia si faranno solo se il suo partito otterrà il 51% dei consensi. Dopo una notte passata in bianco per scrivere «uno spot e una lettera agli italiani» e un pomeriggio trascorso a punzecchiare i suoi alleati («Con Bossi ho passato tutte le cene del lunedì in questi anni e poi la gente non capisce perché avevo bisogno del bunga bunga...») il Cavaliere torna a parlare delle riforme e lancia una “polpetta avvelenata” a Bersani: «Siamo disponibili ad un accordo con la sinistra se verranno fatte le modifiche costituzionali per arrivare a un paese governabile». Ci sarà il voto del Pd sulle riforme targate Pdl? La risposta di Bersani, che chiede al Ppe di «cacciare» il Cavaliere, è preceduta da una risata: «Berlusconi si riposi. Le riforme vanno fatte, sul piano istituzionale noi parliamo con tutti però credo che quando partiranno le nostre riforme Berlusconi avrà qualcosa di cui lamentarsi». Nichi Vendola è ancora più duro. «Credo che con Berlusconi non si possa prendere neanche un caffè» attacca il leader di Sel , che si dice disgustato dalla politica dei condoni e spiega che dal Cavaliere si aspetta solo il peggio del peggio: «Penso che ora possiamo aspettarci un appello al voto per la mafia, la ’ndrangheta e la camorra...». La giornata dei leader Pd e Pdl è scandita da un frenetico susseguirsi di colpi a distanza. «Batteremo Berlusconi, smacchieremo il giaguaro» dice Bersani a Torino, dove ieri si è riunita la convention dei progressisti europei. Pronta, la replica del Cavaliere: «Mi piace il fatto che Bersani parli di me come di un giaguaro, ma sappia che sotto le macchie troverà un leone». Ce n’è anche per la Lega e per Maroni, che ha lanciato l’idea di una “moneta lombarda”. Bersani non riesce a trattenersi: «Ne ho parlato con Martin Schulz e avremmo suggerito di chiamarla “marone”. Un marone, 10 maroni, 100 maroni». Ma la tensione sale anche tra centro e centrosinistra. E se Monti si dice «soddisfatto» dell’accordo sul bilancio Ue raggiunto due giorni fa, il segretario del Pd non risparmia critiche. «L’esito del vertice ci dice che regressione e ripiegamento europeo sono ancora in corso. L’Italia vince davvero se vince l’Europa. E se alla fine di una riunione del genere festeggia Cameron vuol dire che tutte le altre sono vittorie di Pirro» affonda Bersani, che torna sulla possibile alleanza con Monti e ricorda che l’affidabilità e la serietà recuperate con il governo dei tecnici non bastano. «Dobbiamo metterci anche un po’ di equità e un po’ di lavoro» fa sapere al Professore il leader del Pd, che davanti alla platea dei progressisti europei attacca un po’ tutti. «Berlusconi, Grillo e Monti non sono davvero europei. Solo noi possiamo garantire il collegamento tra il sistema politico italiano e quello europeo. Siamo gli unici a poter dire di non essere soli in Europa, e sappiamo di essere accettati dove andiamo a sederci».

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