Gli imputati sono ventiquattro, ascoltati nel corso del processo seicento testimoni
Oggi il Tribunale decide sulla sorte di Luciano D’Alfonso, ex sindaco di una città che nei suoi confronti si è sempre divisa a metà: c’è stato e c’è tuttora il popolo che lo ama in maniera assoluta e c’è stato e c’è tuttora il popolo che lo odia in maniera altrettanto assoluta.
Assoluzione, condanna, condanna parziale rispetto ai capi di accusa: comunque vada, quel che i giudici (presidente Antonella Di Carlo, a latere Paolo Di Geronimo e Nicola Colantonio) scriveranno sarà una pagina storica. Si comincia alle 9,30, un’ora di brevi repliche e poi camera di consiglio. La decisione è prevista nel primo pomeriggio.
La tensione su questo processo, già alta, si alimenta anche per un’altra circostanza: il magistrato Gennaro Varone, Pm del processo D’Alfonso, è stato suo malgrado protagonista di un episodio inquietante. Qualcuno è entrato nel palazzo dove risiede e ha affisso in ascensore una lettera di due pagine in cui accusa il Pm di indagare in maniera non equa sui reati dei colletti bianchi e non sulla criminalità comune. La lettera non conterrebbe minacce dirette ma è considerata dalle forze dell’ordine un fatto allarmante. Il Questore Paolo Passamonti ha deciso perciò di adottare nei confronti del Pm, come prima misura, una forma di vigilanza generica radiocollegata, non è una vera scorta ma una forma di tutela e di protezione che garantiranno le pattuglie della Volante. La decisione dovrà essere confermata in sede di Comitato per l’Ordine e la Sicurezza.
Tornando al processo: D’Alfonso fu posto agli arresti domiciliari, la notte delle elezioni regionali, il 15 dicembre 2008, a otto mesi dalle elezioni stravinte per il secondo mandato. Il processo è cominciato il 14 aprile 2011, sono stati ascoltati seicento testimoni. Gli imputati sono complessivamente 24. Le accuse più gravi per l’ex sindaco sono l’associazione a delinquere, la concussione e il peculato. La Procura ha chiesto sei anni con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici che, in caso di condanna, potrebbe significare la fine politica dell’ex sindaco. Altri sei anni al suo braccio destro, Guido Dezio. Due anni e mezzo, ciascuno, ha chiesto ancora la Procura, a carico degli imprenditori Toto, Carlo e Alfonso. Il difensore di D’Alfonso, Giuliano Milia, punta per il suo assistito all’assoluzione con formula piena.