ROMA «Un risultato Monti lo ha ottenuto: Bersani e Berlusconi, seppur indirettamente, hanno ripreso a parlarsi». L’esponente del Pd dalla lunga militanza, proietta le sue valutazioni al dopo 25 febbraio, ma l’analisi tiene conto proprio dall’andamento della campagna elettorale che vede ancora il Pd di Bersani nel ruolo della lepre da raggiungere. Ma è l’incertezza sul nome dell’inseguitore ad agitare i sonni dello staff del segretario del Pd che, dopo la trasferta a Torino, ha deciso di ingaggiare nuovamente Matteo Renzi per un altro paio di passaggi di campagna elettorale nelle regioni in bilico. A cominciare dalla Sicilia, dove i due dovrebbero trovarsi giovedì della prossima settimana.
IL SENATO
Il sindaco di Firenze potrebbe essere la carta giusta per dare un’ulteriore opportunità alla valanga di indecisi che si schiereranno negli ultimi giorni, se non nelle ultime ore. Un segnale di difficoltà del Pd che Renzi sottolinea in maniera sarcastica: «Durante le primarie ero stato attaccato perché sostenevo che bisognava conquistare il voto dei delusi del centrodestra. Ora si scopre che, se non succede davvero così, rischiamo di non vincere le elezioni». E in effetti il problema c’è se i delusi da Berlusconi sembrano prendere quasi tutti la strada di Grillo ignorando quasi del tutto l’opportunità offerta dalla lista Monti che avrebbe dovuto rappresentare l’alternativa moderata.
Resta il fatto che l’avanzare del Movimento5S sta drenando la maggior parte dei voti in uscita dal Pdl contribuendo a rendere ingovernabile il Senato. Che l’obiettivo dei competitor di Bersani fosse questo è certificato dai leader, a cominciare da Berlusconi e Casini, che si sono candidati con l’intenzione di trascorrere a palazzo Madama, insieme al senatore a vita Monti, la prossima legislatura. Sono proprio le difficoltà dei centristi ad allarmare il Pd. Rischia infatti di venire meno quell’interlocutore che Bersani ha sempre tenuto in considerazione anche in caso di vittoria netta del centrosinistra in tutti e due i rami del Parlamento.
I MERCATI
L’allarme dei mercati per una possibile ingovernabilità del Paese, è già scattato anche se nelle cancellerie europee ci si muove con prudenza per evitare di offrire argomenti a Berlusconi e alle forze populiste. Resta comunque il problema di uno schieramento centrista che soffre il fuoco mediatico del Cavaliere che punta a proporsi come unica alternativa al centrosinistra e evita di attaccare frontalmente Grillo proprio perché ne teme alquanto la crescita. Il Cavaliere considera infatti gli eletti del Movimento5S «fuori dall’arco costituzionale» ed è sicuro che a palazzo Madama «non si potrà non tener conto della nostra forza». La prospettiva della grande coalizione agita i sonni di Bersani e al tempo stesso colora di azzurro i sonni di Berlusconi che sin dall’inizio della campagna elettorale aveva esattamente questo obiettivo.
GOVERNABILITA’
Il tema della governabilità sarà quello centrale nei restanti giorni di campagna elettorale, al punto da coinvolgere anche attuali ministri che a suo tempo si sono tirati fuori dalla campagna elettorale, come Clini e Passera, e che oggi e domani si ritroveranno a Roma al Tempio di Adriano, insieme ad un gruppo di parlamentari di diverso orientamento, per mettere insieme una serie di punti fondamentali per la crescita del Paese.
Sul voto utile riesplode lo scontro tra Ingroia e il Pd
Il leader di Rivoluzione civile: Bersani un funzionario di partito
ROMA «Bersani è un funzionario di partito, messo a capo di una struttura di partito che eredita un vecchio modo di fare politica». Chi lo ha detto: Berlusconi o Ingroia? Ingroia. Intervistato da SkyTg24. Il leader di Rivoluzione civile non ha risparmiato critiche al Pd, dicendo: «Quel partito ha deciso di andare al governo comunque e con chiunque». E su Matteo Renzi: «Aveva avviato un tentativo di rinnovamento ed è stato battuto. Ha detto le cose peggiori nei confronti della classe dirigente del Pd e ora la sostiene. Non è un campione di coerenza». Dunque, i civil-rivoluzionari di Ingroia non accettano alcun patto di desistenza con i democrat. E nemmeno assecondano la questione del voto utile. Dopo le elezioni, se l’armata Ingroia entrerà in Parlamento, magari si vedrà a proposito delle alleanze: adesso, è guerra dura. Sul voto utile, anche Monti è contrario alle richieste del Pd. Specialmente in Lombardia. Ma i democrat insistono sul Professore. E Bersani dice: «Monti non faccia vincere la destra». Quello di Monti è un «gioco stantio», si ragiona in ambienti del Pd, di fronte alla crescita del populismo il premier quindi sbaglia mira - si spiega ancora - adottando una strategia incomprensibile di chiusura nei confronti del riformismo di sinistra.
NICHI CONTRO MONTI
«Con lui, tre milioni di disoccupati», è l’attacco di Vendola al premier. E ancora Nichi: «Il programma mio e di Monti hanno direzioni opposte. Sono come due treni: io non posso salire su un treno che va a nord, se voglio andare a sud, o su un treno che va a ovest, se voglio andare a est. Nessun problema personale tra noi, ma certo una forte incompatibilità politica».
Osserva Anna Finocchiaro, del Pd: «Tutti dovrebbero avere chiaro in mente che non si può riconsegnare il Paese nelle mani di un personaggio che sta abusando della buona fede degli italiani. Per questo serve dare forza al Pd e al centrosinistra. Questo è il voto utile per aiutare l'Italia. Sarebbe necessario che Ingroia e anche qualcun altro, per ciò che riguarda soprattutto il Senato, se ne rendesse conto. L'avversario dell'Italia che vuole cambiare è Berlusconi». Sulla stessa linea, Enrico Letta: «Il voto utile è al Pd. Il messaggio che dobbiamo dare alla sinistra di de Magistris è che votare per Rivoluzione Civile significa aiutare Berlusconi». E ancora: «Dobbiamo in particolare chiedere il voto utile soprattutto in Campania. Qui si giocano 10 senatori, vincere o perdere qui vuol dire la differenza tra la nostra vittoria e quella di Berlusconi». Quanto a Monti, Letta gli si rivolge così: «Il Pd è tutto sano». Una risposta al premier che aveva spiegato che sarebbe stato disponibile a guidare «un gruppo formato da parti sane di Pd e Pdl rappresentate da Enrico Letta e Angelino Alfano».