ROMA - Sono oltre novanta, ma soltanto poco più della metà operativi. Poi ve ne sono altri che aspirano a diventarlo. Parliamo degli aeroporti italiani per i quali il ministro dello Sviluppo e Infrastrutture, Corrado Passera, immagina un drastico dimezzamento. Comunque dovranno restare a carico degli enti locali esclusivamente se riusciranno a pagarseli. Scende in campo il presidente dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile) e prende le distanze dal governo, indicando una diversa rotta: «Passera con il suo Piano degli Aeroporti ha seguito altre strade, che rispetto, ma che non condivido».
Il progetto di Vito Riggio è fermo: «Il futuro finanziario delle società che gestiscono gli aeroporti passa dalla privatizzazione di una grossa quota delle azioni che permetteranno una ricapitalizzazione con immissione di soldi». Non solo: «Serve un management internazionale».
LE DISMISSIONI
Riggio ricorda come vi sia una legge regionale che impone agli Enti di dismettere le loro partecipazioni. Una norma che vale anche per le Camere di Commercio. La conclusione a cui arriva il presidente dell’Enac è scontata: «Se non ci sono i soldi per i servizi essenziali, tenere le partecipazioni bloccate significa creare il rischio di aumentare le tasse locali. E questo è clamorosamente sbagliato». Secondo concetto: bisognerebbe recidere i rapporti tra la gestione degli impianti e la politica in generale. Riggio porta l’esempio della Sicilia: «Gli aeroporti sono in mano alla burocrazia espressa dagli enti locali, i manager sono frutto delle scelte politiche. Meglio invece assumere manager internazionali».
MODIFICHE IN VISTA
Il presidente dell’Enac entra anche nel merito del Piano nazionale, attualmente al vaglio della Commissione europea. «Esso è suscettibile di modifiche e ci sono europarlamentari che potrebbero presentare degli emendamenti per cambiare questa scelta sbagliata». Come, per esempio, «inserire Genova e Torino nella ”core network”, la rete centrale che va completata entro il 2030 e che costituirà la spina dorsale della rete transeuropea di trasporto, mentre scali importanti per lo sviluppo del Paese come Catania e Bari sono nella ”comprensive” la cui spina dorsale sarà completata entro il 2050. Uno scalo come quello catanese non può stare fuori del sistema principale dei trasporti». Replica secca del governatore del Piemonte, Roberto Cota: «Non cominciamo a spararle grosse solo perché c’è la campagna elettorale. L’aeroporto di Torino è uno dei più importanti del Paese e non si tocca». E il sindaco di Torino, Piero Fassino è d’accordo: giusto inserire Torino nella top ten.