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Pescara, 19/12/2025
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Data: 12/02/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Lo sconcerto dei consiglieri di maggioranza: «Nemmeno l’abuso gli hanno contestato?» Legnini: lavorerà per il Pd. Chiodi: non temo la sfida

Rimbalza in Comune attraverso un sms, arrivato sul telefono cellulare del consigliere di Pescara Futura Alfredo Cremonese, la notizia dell’assoluzione di Luciano D’Alfonso. È lui a comunicarlo ai colleghi politici riuniti nella sala commissioni. I discorsi sull’amministrazione corrente e sulle dimissioni di papa Benedetto XVI passano immediatamente in ultimo piano. «Nemmeno l’abuso d’ufficio gli hanno contestato?», si chiedono increduli i consiglieri di maggioranza e di minoranza spalancando gli occhi. «Pare di no», risponde Cremonese, «questa è la dimostrazione di quanto vale la giustizia italiana». E mentre dalle file del Pdl cala un silenzio tombale (il capogruppo Pdl Armando Foschi abbandona la stanza e Massimo Pastore già ipotizza i nuovi scenari politici) a sciogliere l’imbarazzo generale è Camillo D’Angelo, consigliere Pd che ha preso il posto di D’Alfonso dopo l’arresto. «Il quadro accusatorio faceva acqua da tutte le parti», tuona l’ex vice sindaco, «sono stato intercettato tre anni assieme a tutta la Giunta e non hanno trovato niente. Nel mio ufficio hanno piazzato persino le microspie ambientali. Niente è venuto fuori perché tutto veniva svolto nella massima trasparenza».

Legnini: lavorerà per il Pd Chiodi: non temo la sfida
La politica plaude all’assoluzione di D’Alfonso. Casciano: chi ripagherà Pescara? D’Alessandro: adesso si riparte. Quagliariello: noi del Pdl più garantisti del Pd

PESCARA Dal Pd a Sel, al Pdl, all’Udc, a Fli, le reazioni del mondo politico abruzzese sono unanimamente a favore di Luciano D’Alfonso. Tutti sono contenti della sua assoluzione, ma soprattutto a destra alle congratulazioni per lo scampato pericolo seguono le critiche verso la magistratura. Cominciamo dal Pd, il partito in cui l’ex sindaco di Pescara militava al momento dell’arresto, il 14 dicembre 2008, e da Franco Marini, ex presidente del Senato. «Ho sempre ritenuto ingiustificati i provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di nostri amministratori coinvolti in indagini eclatanti, a partire, in particolare, dal 2008», dice Marini. «Non ho mai mancato di esprimere pubblicamente questo mio convincimento. Oggi sono particolarmente soddisfatto per la sentenza adottata dal tribunale di Pescara perché restituisce a D'Alfonso e alla sua famiglia la serenità a cui hanno diritto. Restituisce inoltre al Partito democratico e all'Abruzzo il contributo prezioso di un dirigente politico, di un grande sindaco, che da oggi ritroviamo pienamente al nostro fianco nell'impegno a favore della Regione». « Il tempo del dolore è finito», dice Camillo D’Alessandro, capogruppo del Pd in consiglio regionale. «Oggi è iniziato a scorrere il tempo della verità : D'Alfonso non è un corrotto, ma una persona onorata e onorabile, semplicemente è stato il più amato sindaco nella storia della città di Pescara e certamente tra i più stimati in Abruzzo. Ora si riparte. Certo mi sarei aspettato tante scuse nel mondo dei presunti addetti ai lavori della politica, gli “sfregatori" di mani ormai consumate, quelli che sanno sempre tutto, che in questi anni, hanno tentato di costruire una propria esistenza in vita in funzione dell'assenza degli altri. Poi ci sono i moralizzatori di mestiere consunti dalla rabbia. Ora si aprono le danze». Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd, dice che «va dato atto alla magistratura e soprattutto al collegio giudicante di aver avuto coraggio e di aver lavorato con equilibrio». «I democratici abruzzesi», aggiunge, «sono felici per l'assoluzione di Luciano D'Alfonso. Lo sono per ragioni umane, e lo sono per quelle politiche: quell'indagine, assieme ad altre, ha stravolto la geografia politica di Pescara e dell'Abruzzo, mettendo in ginocchio il Pd e consentendo al centrodestra, per le dinamiche legate al rapporto fra provvedimenti cautelari e consenso, di governare diffusamente nel nostro territorio a partire proprio dalla città di Pescara. In questi anni abbiamo risollevato il partito grazie alla passione di tanti dirigenti, amministratori e militanti: ora abbiamo un asso nella manica». «A D'Alfonso», conclude Paolucci, «chiediamo da subito di essere in prima fila in questa battaglia per le elezioni politiche e di contribuire ad un risultato positivo oggi e in occasione delle prossime regionali». «Anni di sofferenze», dice Giovanni Legnini, senatore uscente e capolista alla Camera del Pd, «vengono in parte ripagati con una sentenza che riposiziona nella giusta dimensione l'importante esperienza politica e amministrativa di D'Alfonso. Adesso Luciano, che ha affrontato il processo in modo esemplare, potrà tornare a dare il suo contributo politico a pieno titolo in una fase cruciale per il futuro del Paese e dell'Abruzzo». Stefano Casciano, segretario cittadono di Pescara del Pd, si pone una domanda: «Chi risarcirà la città? Pescara cinque anni fa era in pieno fermento, era al centro di un grande progetto politico che aveva già dato i suoi frutti e che ne avrebbe dati di nuovi e più stimolanti, se questa vicenda giudiziaria non avesse totalmente stravolto il suo cammino». Secondo Gianni Melilla, segretario regionale di sel e candidato al Parlamento, «con la restituzione della piena dignità all'amministrazione comunale di D'Alfonso e a tutte le persone imputate e arrestate, viene accertata la verità». Sul fronte del Pdl, è contento anche Gianni Chiodi. «Contento umanamente per lui, felice per la politica in generale», dice il presidente della Regione, « perché quando c’è una assoluzione è positivo anche per la politica. Fa piacere che D’Alfonso sia stato assolto, specie dopo che la sua persona era stata così stigmatizzata». Quanto alla possibilità già paventata dal centrosinistra che D’Alfonso possa tornare a breve alla vita politica magari come candidato alle prossime elezioni regionali, Chiodi spiega: «Sono ancora più contento, se dovesse accadere, perché a parte il fatto che spetta al Pd candidarlo, è ovvio che a me piace vincere sul campo e non a tavolino». Secondo Gaetano Quagliariello, candidato al Senato in Abruzzo per il Pdl, l’assoluzione di D’Alfonso «dovrebbe indurre a una seria riflessione soprattutto la sua parte politica». «L'assoluzione dell'ex sindaco di Pescara», aggiunge, «segue infatti di quasi quattro anni e mezzo un arresto “spettacolare” sulla cui tempistica sollevammo all'epoca diversi interrogativi e a seguito del quale la vicenda processuale ha stentato a lungo ad avviarsi. E ancora una volta non regge alla prova del dibattimento una indagine ampiamente pubblicizzata e che ha segnato la vita democratica della città di Pescara e dell'intero Abruzzo. Da parte nostra, pur avendo criticato anche aspramente l'operato amministrativo della giunta D'Alfonso e stigmatizzato i maldestri espedienti allora messi in campo per evitare il commissariamento del Comune, rivendichiamo la capacità di distinguere lo scontro politico dall'uso politico della giustizia e un coerente garantismo che applichiamo innanzi tutto ai nostri avversari». Enrico Di Giuseppantonio, presidente udc della Provincia di Chieti, commenta: Credo che sia stata una sentenza liberatoria che supera le sofferenze affrontate con dignità e determinazione come pochi avrebbero saputo fare. I miei più affettuosi auguri per il futuro politico e l'attività lungimirante dell'amico Luciano». Secondo Carlo Masci, assessore regionale e candidato al Senato per la lista Rialzati Abruzzo, il «ritorno di D’Alfonso», «un bene per la politica». Infine, Daniele Toto, coordinatore regionale di Fli, dice che la sentenza « restituisce a un uomo politico di non comune livello la più totale dignità pubblica, vulnerata da affrettate ipotesi delittuose che la magistratura giudicante, dopo un giudizio approfondito sotto ogni profilo probatorio, ha ritenuto destituite di fondamento».

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