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Pescara, 19/12/2025
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Data: 13/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Chiama Bonanni, pressing dei centristi su D'Alfonso

PESCARA Pensa a un manifesto per annunciare ai pescaresi che la ricreazione è finita. Contrappone un basso profilo alla sfida lanciatagli dal governatore Chiodi, che vuole batterlo sul campo: «L’Abruzzo merita un confronto alto, sulle idee e le visioni, per questo lavorerò da falegname alla stesura di un programma». Come annunciato, il giorno dopo di D’Alfonso è già il giorno della politica. E delle scelte, perché sulla strada del ritorno al Partito democratico cominciano ad agitarsi molte sirene centriste.
Il Pd ha già spalancato le braccia al campione ritrovato, cancellando in un attimo freddezze e imbarazzi degli ultimi quattro anni. E certo nella famiglia democratica l’ex sindaco di Pescara ha ritrovato amicizie ed affetti autentici, quella parte di popolo che al di là della carta intestata non lo ha mollato durante la traversata del deserto. Però a chiamare è anche la diaspora democristiana. Il corteggiamento, reso palese lunedì sera dall’apertura di Pierluigi Mantini, si è fatto insistente ieri mattina quando tra un prefetto di Roma e un rettore dell’Aquila sul display del telefonino è comparso il nome di Raffaele Bonanni, leader della Cisl perennemente tentato dalla politica. Tra i due il rapporto è stato particolarmente stretto negli anni della parentesi giudiziaria, al punto che prima della salita in campo di Monti si è parlato a più riprese di una mega lista civica regionale per conquistare seggi al senato, di un avvicendamento di D’Alfonso all’Udc e via tessendo.
Ad alimentare le speranze centriste è una frase dell’ex sindaco: «Io non ho mai sospeso il giudizio sul mio partito». Sottinteso: a differenza del Pd. Sull’altro piatto della bilancia c’è però un’altra telefonata, quella di Luciano Violante, il primo dei big nazionali del Pd a farsi sentire con D’Alfonso, al quale va detto non mancarono solidarietà romane al tempo dell’arresto ai domiciliari e della scarcerazione lampo. Violante guida l’ala garantista del partito ed aveva buoni motivi di merito per esprimere vicinanza allo scagionato D’Alfonso; la sua mossa, in ogni caso, ribadisce l’attenzione generale per l’uomo in una fase cruciale della campagna elettorale. D’Alfonso, che non lascia nulla al caso, risponde facendo sapere di aver ripreso le sue letture di formazione dalla storia della brigata Majella. La sensazione, però, è quella di una partita aperta.

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