L'Antitrust boccia il Campidoglio, sull'affidamento in house del trasporto pubblico conferito all'Atac per sette anni approvato dal consiglio comunale lo scorso 15 novembre. Delibera ritenuta fondamentale per il Comune, anche per garantire ad Atac maggiore facilità nelle linee di credito con le banche, passata coi voti anche del centrosinistra. Nel verbale della delibera, infatti, tra i 37 «sì» ce ne sono anche 11 di Pd (Mirko Coratti, Athos De Luca, Umberto Marroni, Daniele Ozzimo, Fabrizio Panecaldo, Maurizio Policastro, Massimiliano Valeriani), Sel (Gemma Azuni), Api (Salvatore Vigna), Civica Rutelli (Gianluca Quadrana), e 1 dell'Udc (Francesco Smedile). Il capogruppo del Pd Marroni commentò: «Senza i nostri voti la maggioranza non avrebbe potuto garantire il numero legale utile al voto finale». Ora, però, arriva la stangata dell'Antitrust, l'organismo presieduto da Giovanni Pitruzzella, secondo cui «il Comune ha affidato il servizio in house senza gara, violando i principi della concorrenza». La segnalazione è stata inviata al sindaco Alemanno lo scorso primo febbraio e ora il Campidoglio ha «60 giorni di tempo per rimuovere le violazioni». Se non accade? «L'Autorità potrà presentare ricorso entro i successivi trenta giorni». Il neo assessore alla Mobilità Maria Spena replica: «L'affidamento in house ad Atac è stato effettuato nel pieno rispetto della normativa europea e attraverso tale provvedimento l'amministrazione è riuscita a salvaguardare i livelli occupazionali dell'azienda e le sue potenzialità operative, pur dovendo sopperire agli ingenti tagli delle risorse al settore». E ancora: «Entro i termini previsti, l'amministrazione fornirà all'Antitrust i chiarimenti in merito ai rilievi mossi. Roma Capitale, pur avendo ribadito che la vocazione pubblica del trasporto non può essere messa in discussione, dal 2010 ha aggiudicato attraverso una gara ad evidenza pubblica parte del servizio. Tale quota, gestita attualmente dalla società Roma Tpl, è in linea con quanto prescritto in materia dalle leggi vigenti». All'Autorità garante non basta: «Non può considerarsi quale assolvimento degli obblighi previsti l'aggiudicazione dei servizi aggiuntivi di Tpl nel 2009, a fronte di un affidamento in house deliberato nel 2012 e destinato a produrre i suoi effetti a partire dal primo gennaio 2013, dal momento che la norma richiede esplicitamente che la procedura di gara per almeno il 10% dei servizi sia contestuale all'affidamento diretto del restante 90%». E poi: «Al di là della presunta sussistenza dei requisiti previsti dall'ordinamento europeo, non vi è alcuna indicazione degli obblighi di servizio pubblico imposti, nè di un valore delle relative compensazioni, calcolato, come dovrebbe essere, sulla base dei costi di un'azienda media gestita in modo efficiente». Il Pd attacca: «Non basta dire che va tutto bene», afferma Paolo Gentiloni. Il parere, in teoria, non è vincolante. Ma ha un «peso»: chi volesse fare ricorso al Tar contro l'assegnazione ad Atac avrebbe una pezza d'appoggio su cui basarsi.