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Data: 13/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso il voto (Abruzzo) - Quagliariello: «Il Pdl in quattro mosse» Da Chiavaroli a Razzi il senatore media tra i mal di pancia

L’AQUILA Ma quale paracadutato. «E’ che la politica di questi tempi non va tanto per il sottile e perde di vista la realtà dei fatti. Premetto che non mi costruirò un passaporto falso di abruzzese ma voglio ricordare a chi mi dà del paracadutato che all’Aquila mi riconoscono e mi salutano per strada: non a caso ho laureato tantissimi studenti in dieci anni di insegnamento». Non a caso, dice Gaetano Quagliariello, vice presidente dei senatori pidielle, numero due nella lista del Senato, questa campagna elettorale gli fa venire in mente la distinzione tra democrazia di partito e democrazia del pubblico. «Da una parte le assemblee e persino le presentazioni dei libri: grande entusiasmo. Poi c’è la realtà interna al partito, con rancori e veleni. Una realtà scissa». Ed è proprio il partito che minaccia di voltargli le spalle. Ha cominciato Andrea Pastore, dandogli del paracadutato per finire con Carlo Masci che corre da solo e con Riccardo Chiavaroli che ha scritto una lettera a Berlusconi invitandolo a optare per l’Abruzzo. Della serie: così Quagliariello resta fuori. Senatore, il suo partito è messo peggio che nel 2008, quando venne a fare il commissario. «Certo, riconosco che i territori rischiano di non essere equamente rappresentati. Ma ci sono anche altre ragioni che hanno contribuito a inasprire i rapporti: i tempi di discussione della nuova legge elettorale che non ci hanno permesso di approfondire il discorso sulle liste; la riduzione dei posti in consiglio regionale con l’abolizione del listino. Tutto questo crea fibrillazioni perchè legittime aspirazioni si scontrano con un’offerta politica più limitata».
Il partito come ne uscirà? «Il partito in questa campagna elettorale saprà selezionare una nuova classe dirigente, avere memoria di chi ha lavorato e di chi non ha lavorato. Nessuno pensi però che il rinnovamento passi per le epurazioni. In quanto a Carlo Masci, non capisco perchè questa scelta, la sua è una lista-dispetto. Il suo manifesto recita: il vero voto utile per gli abruzzesi; dovrebbe aggiungere: di sinistra. Con Chiavaroli ho preso un caffè e mi ha detto che è stato equivocato....In ogni caso trovo anomalo che un consigliere regionale, indipendentemente dal fatto che sia stato eletto o meno nel listino, scriva a Berlusconi per queste fesserit anzichè per chiedergli una spinta per superare il centrosinistra». Ma l’insurrezione per le candidature di Razzi e Scilipoti erano legittime, secondo lei? «Con Razzi trovo che si stia esagerando e che stiamo arrivando a forme di razzismo. Un tempo si incontravano parlamentari di sinistra che parlavano molto male l’italiano e che venivano comunque rispettati. Razzi è stato di supporto al partito quando se ne sono andati Fini e altri parlamentari: dargli la possibilità di conquistarsi la riconferma attiene alla moralità politica». Quali sono i suoi impegni per l’Abruzzo? «In questi giorni sono tornato a studiare la situazione abruzzese. Sto confezionando un dossier con quattro punti, sul quale mi impegnerò una volta eletto: sistema delle imprese e occupazione; creazione della macro regione adriatica; ricostruzione dell’Aquila; fiume e porto di Pescara. Alla fine chiederò agli elettori di verificare il mio impegno».
A proposito dell’Aquila, non è stata infelice quella sua frase sul centro storico fatiscente che avrebbe causato così tanti morti? «Io ho solo detto che il sisma ha colpito una città intera con un centro storico bellissimo ma non in buone condizioni. Di questo ero convinto ben prima del terremoto: una volta, qualche anno fa, mi cadde un pezzo di soffitto in testa a palazzo Camponeschi».

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