PERUGIA - All'appello mancano ancora alcune delibere. Ma dovrebbe essere cosa di giorni. In attesa che l'area Ternana e Spoletina si pronunci sull'aumento di capitale di Umbria Mobilità, è praticamente delineato il percorso che porterà - a giugno secondo le intenzioni - alla vendita di parte delle quote societarie che permetteranno l'ingresso di un nuovo socio. Partner che potrebbe avere la maggioranza e questo segnerebbe così la "privatizzazione" dell'azienda regionale dei trasporti. Una prospettiva che mette in allarme i sindacati. Le sigle, infatti, non chiudono totalmente la porta all'ingresso di nuovi soci, ma vorrebbero evitare che si arrivi alla privatizzazione secca. Nessuno probabilmente avrebbe da ridire nel caso dell'ingresso di Trenitalia - così come paventato - mentre la possibilità che arrivi un socio privato non piace affatto. In questo quadro va inserito l'intervento della Cgil che ieri, con una nota, ha ribadito il proprio "no" ad una «privatizzazione a qualsiasi costo». Gli stati generali del sindacato, dal segretario regionale Bravi, al livello provinciale (presenti Sgalla e Mazzoli per Perugia, Romanelli per Terni), fino alle Rsu e alla segreteria regionale Filt (Tardioli, Taborro e Bizzarri) si sono ritrovati ieri per fare il punto sulla situazione di UM alla vigilia del definitivo via libera alla ricapitalizzazione da parte dei soci. Operazione che, come già detto, si concluderà con l'ingresso di un nuovo socio. Così come previsto dal piano elaborato dagli advisor dell'azienda. «La soluzione individuata dagli advisor non convince pienamente scrivono dalla Cgil - soprattutto perchè, come si evince dal piano di risanamento, l'azienda entro il 2015 potrà tornare a generare utili». Per questo il sindacato ritiene fondamentale «salvaguardare il perimetro pubblico, il fattore lavoro in termini di occupazione e diritti acquisiti, l'inte grità dell'azienda e i servizi svolti». Motivi per cui il sindacato torna a chiedere con forza che il progetto dell'azienda unica venga rilanciato, così come deve essere riaffermato mediante un ulteriore impegno - il ruolo di garante istituzionale del progetto in capo alla Regione. Per ribadire il concetto agli enti soci, Cgil intende organizzare iniziative pubbliche di confronto con tutti i soggetti coinvolti, a cominciare dalla Istituzioni. Tornando alla questione del nuovo socio, il sindacato lancia una timida apertura: «se proprio l'ingresso di un partner "forte" do vesse dimostrarsi imprescindibile per garantire la continuità aziendale, riteniamo opportuno individuare altri percorsi». Tra questi, scrivono dalla Cgil, quello caldeggiato prevede l'ingresso di Trenitalia in UM. Un'ultima battuta su alcune "stra nezze" emerse di recente (come il caso delle vecchia dirigenza che ancora opera per UM), sul punto Cgil attacca: «Siamo perplessi per la totale assenza di qualsivoglia azione di responsabilità individuale».