PERUGIA - LA CGIL «spinge» perché in Umbria Mobilità entri Trenitalia. La proposta, definita come male minore, è emersa durante un incontro delle segreteria regionali e provinciali. E le parole dei segretari stessi sono piuttosto eloquenti: «Se l'individuazione di un partner industriale forte dovesse dimostrarsi una soluzione imprescindibile per garantire la continuità aziendale, la Cgil ritiene opportuno individuare altri percorsi, quale, per esempio, quello intrapreso in Lombardia (nascita di «TreNord», azienda a capitale misto pubblico della Regione Lombardia e del Gruppo Ferrovie dello Stato). Soluzione che trova anche fondatezza nell'importanza, in termini economici, del contratto di servizio in essere tra la Regione Umbria e Trenitalia». Durante l'incontro a cui hanno partecipato Mario Bravi (nella foto), Vincenzo Sgalla, Attilio Romanelli, Cristiano Tardioli, sono state attribuite le responsabilità della situazione attuale «alla mala gestione della dirigenza da una parte e alla mancanza di attenzione delle istituzioni e di tutte le forze politiche dall'altra. La soluzione individuata dagli advisors - aggiungono - basata sulla concessione del prestito ponte a determinate condizioni, sul riequilibrio dei costi e dei ricavi, con l'adeguamento dei corrispettivi chilometrici e delle tariffe, e, infine, sull'individuazione di un partner industriale al quale affidare il controllo, seguendo lo schema già sperimentato a Firenze con Ataf, non convince pienamente anche perché si potranno generare utili solo dal 2015». La Cgil chiede che il progetto azienda unica venga rilanciato, come chiede che venga riaffermato, mediante un ulteriore impegno, il ruolo di garante istituzionale del progetto in capo alla Regione.