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Pescara, 19/12/2025
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Data: 14/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Angelini attacca ancora Del Turco «Un bugiardo». Sanitopoli, l’imprenditore davanti ai giudici «Sono qui per difendere i miei figli»

PESCARA «Ma se avessi potuto mettere da parte non dico 100, 50 o 20, ma anche soltanto 10 milioni di euro, le pare che starei qui o a Chieti a farmi macellare? Io sto qui a difendere i miei figli». Vincenzo Angelini parla per la seconda volta davanti in tribunale, nel processo sulle presunte tangenti della sanità, ma stavolta in qualità di imputato, non di parte lesa. «Per me -risponde a una domanda del presidente Carmelo De Santis - è stato chiarissimo sin dalla prima volta che ho visto De Turco che mi voleva accoppare. Allora mi affidai a Zelli per disperazione, senza accorgermi di quello che faceva alle mie spalle». «Ma Del Turco -ribatte il presidente- qui ha detto che lei andò a casa sua soltanto quattro volte e non sedici come sostiene lei, negando le tangenti. Lei conferma di aver dato soldi a Del Turco?». «Certo -conferma Angelini- , Del Turco è bugiardo patologico».
L’imprenditore risponde per tre ore alle domande dell'accusa e degli avvocati di parte civile e degli imputati. Offre la sua verità sullo scandalo e sul ruolo dei principali protagonisti che riassume così, con la proverbiale verve, parlando del rapporto con Deutsche Bank: «I rappresentanti della banca mi dissero che era loro intenzione parlare con la Regione e mi chiedevano anche con chi e io gli risposi Masciarelli, Quarta e Del Turco, seguendo un ordine crescente di regalità: prima di disturbare il re, Del Turco, bisognava parlare con il gran ciambellano, Masciarelli, e poi con il primo ministro, Quarta». E fa una digressione su Masciarelli e sul suo patteggiamento, dicendo che al processo manca il pezzo più pregiato.
Domande mirate arrivano da De Santis sulla questione della sponsorizzazione da 20 milioni fatta da Humangest alla squadra motociclistica. Riferendosi alle presunte tangenti da sei milioni date a Del Turco e agli altri chiede: «Come mai questo enorme divario tra i soldi che dice di aver pagato e i 200 milioni che emergono dal fallimento di Villa Pini?

Quei soldi dove sono andati a finire?». «Soltanto chiacchiere -risponde Angelini- per far fallire Villa Pini che avanzava dalla Regione 241 milioni. Se fossero stati pagati oggi la clinica sarebbe in bonus». Secondo Angelini, Del Turco lo avrebbe strozzato: «Villa Pini è stata un ospedale privato, non una clinica privata: ambizione distrutta da Del Turco e sepolta da Venturoni». Ed elenca i presunti abusi della Regione targata Del Turco, dall'intimazione alle Asl di non pagare Villa Pini prima della fine delle ispezioni: «Le Asl erano imbragate da Del Turco che mi voleva vendere a De Benedetti. E sulle ispezioni è stata applicata una normativa anche retroattivamente, ma il provvedimento giuridico arrivò soltanto con il piano sanitario nel 2008, costruito ad hoc per Villa Pini. Perché Del Turco non lo ha fatto prima? Perché Villa Pini avrebbe dovuto privarsi dei due terzi dei dipendenti, un problema politico gigantesco per Del Turco ma che avrebbe consentito alla clinica di prendere fiato».
Attacca anche l'ex manager Asl di Chieti, Luigi Conga, dicendo che le Asl stabilivano il quantum mensile da pagare «ad capocchiam, davano acconti quando e come gli pareva». Poi all'avvocato di Conga risponde: «Da un certo momento interviene l'accordo con Conga che mi diceva o mi dai i soldi o non ti pago. Io iniziai a pagargli 100mila euro al mese e così i pagamenti divennero regolari». C'è spazio anche per il nemico di sempre, Luigi Pierangeli: «Che pantomima qui in tribunale. Incontrandomi mi disse: ciao come stai, io ti sono amico. Una cosa penosa».

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