Iscriviti OnLine
 

Pescara, 19/12/2025
Visitatore n. 750.343



Data: 14/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Politica e malaffari (2) - Tangenti, condannato Fitto «Con me i pm fanno carriera»

ROMA Quattro anni di reclusione a Raffaele Fitto per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d'ufficio danno «il benvenuto - come afferma l'ex ministro Pdl - al presidente Berlusconi» che da Bari, dove si trova per un comizio elettorale dice «su Fitto non c'è nessuna prova». L'ex presidente della Regione Puglia ha aspettato più di tre anni per conoscere l'esito del processo «La Fiorita». Udienze convocate con cadenza settimanale e, negli ultimi mesi, quasi giornaliera, fino alla sentenza pronunciata dopo la mezzanotte in un tribunale illuminato per l'occasione.
CONFISCA PER 500 MILA EURO

Tre anni sono stati condonati, per effetto dell'indulto. Tra le pene accessorie, oltre l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, anche l'incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di un anno e la confisca dei beni in sequestro del valore di 500 mila euro, pari al prezzo della corruzione per cui è stato condannato in concorso con l'editore romano Giampaolo Angelucci. Quest’ultimo è stato condannato a tre anni e sei mesi e interdetto per 5 anni dai pubblici uffici.
Ventotto ore di camera di consiglio e poi il verdetto dei giudici: Fitto, anzi il suo partito «La Puglia Prima di Tutto», avrebbe preso una tangente da 500 mila euro da Angelucci perchè a quest'ultimo fosse assicurata la gara da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Rsa. «Una tangente del c..., io non ho preso nessuna tangente»: si è sfogato Fitto, che, in una conferenza stampa convocata in mattinata all'Hotel Palace di Bari, non ha risparmiato le toghe baresi.
1999-205

I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005 quando Fitto era presidente della Regione Puglia. «Da oggi - ha detto - si è aperta in maniera ufficiale una azione da parte della magistratura barese che è entrata a piedi uniti in questa campagna elettorale», ha detto Fitto. «Non c'era nessun bisogno - ha aggiunto - di fare questa sentenza oggi». «C'è solo - ha insistito Fitto - la volontà precisa di un collegio che ha compiuto una scelta politica precisa, che è quella di dare una indicazione a questa campagna elettorale».
L'ex ministro ha parlato di magistrati «promossi» e di «due pesi e due misure», attaccando organo inquirente e giudicante. «Attendo di sapere perché i magistrati che indagano sul sottoscritto sono stati tutti promossi». «Uno - ha spiegato - è diventato assessore regionale (Lorenzo Nicastro, ndr), l'altro è diventato procuratore della Repubblica di Brindisi (Marco Dinapoli, ndr), l'altro è stato nominato componente del Csm (Roberto Rossi, ndr), l'altro ha portato avanti l'indagine fino a oggi (Renato Nitti, ndr)». «E perché - ha chiesto Fitto - coloro i quali hanno avuto la sventura di indagare su Vendola sono stati tutti trasferiti o sono in via di trasferimento?».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it