ROMA C’era già tutto nelle carte raccolte dagli ispettori di Finmeccanica. La prova che l’ormai ex amministratore delegato Giuseppe Orsi avesse fatto passare per consulenza una vera e propria mazzetta, diretta in India ma parzialmente tornata in Italia per pagare una presunta maxitangente era nero su bianco in un audit interno su Agusta Westland datato luglio 2012.
CONTROLLI
Parallelamente all’inchiesta penale, infatti, lo stesso gruppo industriale aveva avviato un controllo interno che ha portato ad individuare le anomalie dei due contratti di consulenza che Orsi e gli altri imputati avevano preparato per mascherare pagamenti che in realtà sarebbero finiti nelle tasche dei mediatori Haschke, Gerosa, Michel e altri. Ma non solo: perché uno degli obiettivi dell’inchiesta è verificare se una fetta di quella tangente stimata in oltre venti milioni sia finita anche nelle casse della Lega, come ventilato dall’ex manager Finmeccanica Lorenzo Borgogni ai pm napoletani. E già in quel documento, sottoposto a metà della scorsa estate al cda di Finmeccanica, gli ispettori di piazza Montegrappa concludevano il rapporto accusando Agusta di «reticenza».
IN CARCERE
Ed è anche riferendosi a questi comportamenti, che forse ieri Giuseppe Orsi ha voluto lanciare un segnale dal carcere di Busto Arsizio, dove è stato condotto all’alba di due giorni fa: «Affronto questa prova sofferta ma con il conforto che i giudici capiranno che ho solo portato avanti un'attività per il bene dell'azienda», ha detto l’ex presidente di Finmeccanica al suo legale. Per il resto, non ha chiesto particolari sistemazioni di favore ai secondini, accettando l’alloggio da detenuto comune.
SECONDA MANO
Il primo contratto «fittizio» era stato sottoscritto con la Global Service Fze, la società di Christian Michel, consulente che lo stesso Giuseppe Orsi avrebbe imposto nell’affare: 275mila euro al mese per 22 mesi, con un totale di circa sei milioni. Il secondo, parla di una vendita da parte della Global Trade & Commerce Ltd, altra società legata a Michel, di 14 «elicotteri usati Wg30», cioè velivoli Agusta di seconda mano, comprati da questa società terza e rivenduti alla stessa Agusta. In entrambi i casi le spiegazioni fornite agli ispettori lasciano parecchi dubbi. E facevano intuire che potessero nascondere qualcosa di irriferibile. Nel caso del primo contratto, scrivono gli ispettori «è chiaro che una consulenza di quella entità deve avere precisi riscontri nelle prestazioni eseguite». L’unica risposta, arrivata da Spagnolini pure lui indagato, è stata che «il signor Michel è persona storicamente legata al gruppo e che è di alto livello». Anche il riacquisto degli elicotteri usati non convinceva perché, scrivevano i controllori, «allo stato, non è dato conoscere quale sia stato i1 prezzo pagato alla Società indiana, e cioè di conoscere la differenza costituente i1 guadagno di Michel». I chiarimenti potrebbero però arrivare dallo stesso Spagnolini che ha fatto sapere di essere pronto a collaborare.
SOLDI ALLA LEGA
Il punto più delicato è proprio la destinazione dei 10 milioni di euro che Haschke e Michel restituirono a Orsi a commessa già avviata. E che potrebbero essere arrivata fino alla Lega Nord. Anche se la circostanza è negata con forza dai vertici del Carroccio.