ROMA «A Destra c’è solo la corsia di emergenza, la corsia di sorpasso è a sinistra». Matteo Renzi, in Lombardia a dare man forte al candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli, non crede affatto alla leggenda della rimonta e del sorpasso che ancora ieri Berlusconi ha rilanciato per galvanizzare il suo elettorato. E nel suo tour lombardo punta dritto a conquistare i delusi della Lega. Il 24 febbraio? «Vorremmo essere tutti lombardi per qualche ora per poter votare Umberto Ambrosoli», dice il sindaco rottamatore in un comizio a Orzinuovi, in provincia di Brescia. In questa regione si «gioca la sfida più importante e non solo per i seggi al Senato ma perché siamo di fronte a due modelli culturali diversi, da una parte il ritorno di politiche che hanno fallito a livello nazionale, dall’altra l’innovazione, gli investimenti e le idee», spiega. Ma non è solo Renzi a credere nella vittoria lombarda. Ora, anche alla luce delle vicende di Finmeccanica che stanno toccando la Lega e direttamente Roberto Maroni, tutto il centrosinistra è concentrato sull’obiettivo di portare a casa il Pirellone, magari grazie al voto «disgiunto» di molti montiani, perché come ricorda Renzi «la candidatura di Ambrosoli è la più civica». Ma l’obiettivo resta soprattutto quello di vincere le elezioni al Senato, i 27 senatori su 49 che la regione assegna alla colazione vincente possono essere decisivi per la solidità della futura maggioranza. Per questo il Pd si gioca la carta Renzi. Per questo domenica prossima Bersani, Vendola, Tabacci e Ambrosoli saranno in piazza Duomo con il sindaco di Milano Pisapia per una kermesse che sarà politica ma anche musicale. Quanto a Renzi, l’ex sfidante di Bersani alla primarie in queste ultime fasi della campagna elettorale non ha intenzione di risparmiare le forze. Oltre al tour lombardo con Ambrosoli il sindaco fiorentino ha già in agenda tappe in Veneto e due comizi con il segretario democratico. Renzi e Bersani saranno sul palco fianco a fianco in altre due regioni in bilico. Mercoledì 20 febbraio a Palermo, giovedì 21 a Napoli. Tutto ancora da decidere invece dove Bersani chiuderà la campagna elettorale. Il 22 febbraio a Roma arriverà a San Giovanni, piazza storica della sinistra e del sindacato, il ciclone Grillo. I democrat avevano ripiegato su una piazza in periferia, San Giovanni Bosco, al Tuscolano. Ma c’è preoccupazione per la folla che presumibilmente Grillo riuscirà a portare in piazza. E c’è chi vorrebbe spostare la chiusura della campagna elettorale in Lombardia, per evitare confronti che potrebbero essere imbarazzanti. In ogni caso dopo il voto si aprirà anche la partita per il Quirinale. Ieri la Velina rossa, storica agenzia parlamentare firmata da Pasquale Laurito. ha lanciato la candidatura di Romano Prodi per la successione di Napolitano proprio grazie al sostegno di M5S. «Prodi uscito motu proprio dalla porta del Pd potrebbe provare a entrare al Quirinale passando per la finestra Grillo» scrive la Velina rossa secondo cui Casaleggio avrebbe fatto qualche visita a Prodi. Intanto Mario Monti si rimangia la mezza apertura a Nichi Vendola, apertura che non era piaciuta per niente a Pier Ferdinando Casini. «Così ci devasta la campagna elettorale» avrebbe detto Casini dopo aver ascoltato le parole di Monti. «Non siamo noi a escludere Vendola è lui che si esclude dicendo no alle riforme», dice Casini. «Per me il riformismo vuole che l’Italia sia parte della Ue anche con la Tav che lui condanna, c’è proprio una differenza grossa», conferma Monti dichiarando rispetto per Vendola. A stretto giro di twitter la replica del leader di Sel. «Senatore Monti anch’io provo rispetto per lei ma le sue idee sono vecchia ideologia conservatrice», scrive. Il duello però non appassiona Bersani. «E’ un tormentone al quale non faccio più caso», taglia corto.