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Pescara, 19/12/2025
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Data: 14/02/2013
Testata giornalistica: Il Centro
D’Alfonso assolto. Varone: «Rifarei tutto». Il pm dopo la sentenza che ha scagionato l’ex sindaco: «Non sono sorpreso mi ha colpito che non si è creduto ai testimoni. Non andrò via per questo». E oggi D’Alfonso torna in campo con una convention

PESCARA «Non mi rimprovero nulla». E’ tornato nella città dove è nato 49 anni fa, il pm Gennaro Varone, il magistrato delle grandi inchieste che ha lasciato il segno in molti Comuni del pescarese ma che, lunedì mattina, è rimasto scottato, assistendo alla demolizione della sua accusa contro Luciano D’Alfonso e gli altri 23 imputati del processo. Diventato magistrato a 24 anni, Varone ha lavorato a Mantova, a Campobasso e nel 2002 è arrivato a Pescara diventando l’ incubo dei politici. Dopo la sentenza che ha scagionato l’ex sindaco, il pm ha accettato di riflettere su cosa è accaduto. Dottore, l’assoluzione di D’Alfonso è una sentenza antivarone? «E’ una decisione che, apparentemente, disconosce la validità del metodo di lavoro seguito: trarre verità storiche da una serrata analisi documentale per coordinarle logicamente tra loro. Rilevo, tuttavia, che anche dove c’erano testimonianze dirette, il risultato non è cambiato». La prima cosa che ha pensato durante la lettura della sentenza? «Non mi ha sorpreso». Si rimprovera qualcosa nella conduzione dell'inchiesta o durante il processo? «Nulla». Qual è il messaggio di questa sentenza per un cittadino? «Tenuto conto dei fatti ormai noti ritengo che una metà della città, emotivamente, l’abbia accolta compiaciuta e un’altra metà, emotivamente, se ne sia sentita indignata. Sono due metà... retoriche naturalmente. Se (non la sentenza, perché non è questo il compito dei giudici) questa vicenda, complessivamente, non lancia un segnale positivo, me ne assumo la mia parte di responsabilità». 15 dicembre 2008: Varone fa arrestare D’Alfonso. Lo rifarebbe? «Ho agito con convinzione e ho fatto ciò che ritenevo giusto e doveroso in base al principio di legalità e al patrimonio logico che ci appartiene. Il compito del pm non è immaginare come potrà pensarla il tribunale ma chiedere l’applicazione della legge; e le sentenze di merito possono essere impugnate. Dunque, rifarei tutto allo stesso modo». La famiglia di D'Alfonso chioccia, la villa comprata a prezzi stracciati, il rapporto con gli imprenditori: quale assoluzione l’ha sconcertata di più? «Mi ha colpito non si sia creduto alle prove testimoniali dirette». Sente la responsabilità di aver fatto virare il governo di una città? «Si, ma ripeto, non agirei diversamente». La sovraesposizione – il pm dei grandi arresti, il pm cantante per beneficenza – l’ha danneggiata, anche all'interno del tribunale? «Io non ci avrei mai pensato». Questa sentenza è una sconfitta per chi: per lei, per la società, per la giustizia? «Posso rispondere per me Questo processo ha impegnato la mia professionalità. Dunque per me oggettivamente lo è. Ma questo non mi toglierà serenità né m’impedirà in alcun modo di proseguire nel mio lavoro, come sempre». Ci sono altre sue due inchieste che la contrappongono a D’Alfonso, cambierà qualcosa nella sua impostazione accusatoria? «No». Cosa le ha detto il procuratore De Siervo subito dopo la sentenza? «Stai tranquillo». Farà appello? «Dovrei dire: aspettiamo le motivazioni. Ma schiettamente è una decisione che non condivido affatto. Dunque ...» Ha pianto? «Sorrido a questa domanda: no. Non sono un bambino che attendeva gratificazione, ma un magistrato che ha svolto un lavoro. Ho fatto la mia parte fino in fondo: ero e sono sereno». Varone vuole lasciare Pescara? «Posso guardare dritto negli occhi chiunque. Se lascerò Pescara non sarà certamente per l’esito di questo processo».

E oggi D’Alfonso torna in campo con una convention

PESCARA «Pescara ricomincia da te: ripensiamola insieme»: è il titolo dell’incontro pubblico organizzato dal Pd per questa mattina, alle 10, nella sala consiliare del Comune. Ospite d’onore: Luciano D’Alfonso. L’ex sindaco, ad appena tre giorni dalla sentenza di assoluzione, torna a fare politica attiva. E lo fa rientrando proprio nello stesso luogo che aveva dovuto abbandonare cinque anni fa dopo l’arresto. Oggi il suo ritorno in un incontro pubblico, che assomiglia molto ad una convention elettorale. Il Pd ha invitato vecchi e nuovi amministratori per parlare del futuro di Pescara, ma anche di quello che la precedente amministrazione è riuscita a fare in sei anni di governo della città. La partecipazione sarà ampia, c’è da giurarlo. Così, mentre l’attuale sindaco richiama i suoi con una lettera a serrare le file per continuare a governare la città, il suo predecessore torna a parlare in pubblico dopo anni di silenzio e ad incontrare i cittadini, come faceva quando era a capo dell’amministrazione comunale. Insomma D’Alfonso, con questa partecipazione all’incontro pubblico di oggi, sembra voler lanciare una sfida politica a Mascia, a poco più di un anno dalla conclusione della consiliatura. E ora il Pd si sente con le spale più larghe, pronto ad affrontare compatto nuove battaglie politiche. Prima fra tutte, quella di domani in consiglio comunale, quando l’aula dovrà discutere dell’accordo di programma, firmato da Regione, Provincia, Comune e Camera di commercio, per la riqualificazione dell’ex Cofa. Un intervento importante che l’amministrazione non può veder bloccare.

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