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Pescara, 20/12/2025
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Data: 15/02/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
D’Alfonso torna in Comune e fa subito il pieno. Già parla da candidato su infrastrutture e sviluppo dell’Abruzzo «Volevo salutare Albore Mascia ma lui non c’era»

PESCARA S'è ripreso la città in attesa di prendersi la Regione. Luciano D'Alfonso ha rimesso piede in Comune dopo tempo immemorabile ed è stato sommerso dall'entusiasmo della sua gente, dopo è stato lui a sommergerla con pensieri, parole e opere senza omissioni. Partendo dalla fine, ecco l'incontro mancato con Mascia (D'Alfonso ha chiesto di salutarlo, ma il sindaco era assente), l'abbraccio con Augusto Di Luzio («mi ha inviato un biglietto bellissimo, da galantuomo», ha rivelato) e un altro saluto affettuoso con Vincenzo Dogali all'uscita(«siamo fisicamente compatibili», ha detto quasi stritolando il capogruppo Udc). Sassolini se n'è tolti prima di lanciare la sua idea di Regione che è già un programma perché dentro c'è il futuro del porto, dell'aeroporto, dell'autostrada e delle grandi infrastrutture che possano collegare davvero l'Abruzzo al resto d'Italia e all'Europa. D'Alfonso ha pronta la lista delle priorità da affrontare, per l'Abruzzo e per Pescara, da dove è stato "cacciato" 50 mesi mesi fa e dove è tornato immacolato e bianco che più bianco non si può. È talmente proiettato verso le elezioni regionali che ha già organizzato una riunione plenaria con tutti i candidati abruzzesi del Pd alle Politiche per la chiusura della campagna elettorale (22 febbraio, teatro Massimo di Pescara, ore 18). In quella sede, D'Alfonso ricorderà agli aspiranti senatori e deputati che cosa si aspetta l'Abruzzo da loro e, soprattutto, cosa si aspetta lui. «Mi piacerebbe fare una grande festa per San Cetteo», ha detto alludendo al voto per la Regione. E' chiaro che il ciclone D'Alfonso scompagina alcuni piani definiti dal partito in vista delle Regionali: il senatore uscente Giovanni Legnini è il candidato designato, ma a questo punto le gerarchie tornano in discussione. Legnini che è stato omaggiato da D'Alfonso con uno «splendido il suo lavoro in Senato a favore del territorio, bravo anche Tancredi»), senatore del Pdl.

La cronaca di un San Valentino particolare per lui e per il Pd comincia con una confidenza: «Mi ha chiamato Gaetano Novello - ha raccontato salendo le ben note scale del Municipio - per ammonirmi: «Stai attento, non esagerare». E io ho bisogno di qualcuno che me lo ricordi». Buon segno farsi guidare dalla sobrietà. Poi gli dicono che la sala consilire è piena di gente in attesa, imbocca il bar del Comune per un caffè al volo e la stanzetta si riempie di flash, taccuini e curiosi, arriva in aula e parte il coro «Luciano, Luciano»: allora non esagerare diventa un'impresa, anche per uno che è stato avvisato poco prima da un caro amico.

Amici vecchi e nuovi lo aspettavano, la sua Giunta che aveva dovuto lasciare forzatamente, il suo gruppo consiliare capitanato da un Camillo D'Angelo a petto in fuori e fronte alta che ha meano fendenti all'Amministrazione in carica e al senatore Andrea Pastore per la "condanna" politica di D'Alfonso dopo l'assoluzione giudiziaria; ha strappato applausi anche Marco Alessandrini ricordando le tante volte in cui dai banchi del centrodestra ha dovuto sentire: «State zitti, voi non potete parlare di legalità».

Poi D'Alfonso è salito in cattedra e ne è sceso dopo un'ora e mezza giocata a tutto campo. Il riferimento alla fede non manca mai in D'Alfonso, forte rimane il dispiacere per la bufera che lo ha tenuto lontano. Frecciate al centrodestra, nel quale salva Nino Sospiri «con lui rispetto e collaborazione non sono mai mancati e qualche risultato l'abbiamo portato a casa. Come lo svincolo di via Tirino: poi però quando c'è stata l'inaugurazione, sono venuto a sapere che il Comune ha chiesto all'Anas che io non fossi presente». Amarezza che ora D'Alfonso può mettere in soffitta, il dolce assaporato ieri e quello che pregusta per il futuro basta e avanza.

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