Aiutatemi a dire tutto quello che voglio dire, in uno spazio come questo che per me ha un valore speciale e che assomiglia quasi a una magia». Eccolo Luciano D'Alfonso, commosso, in piedi, nell’aula del Consiglio comunale dove non metteva piede dal 2008, con il microfono in mano e il vestito che era rimasto chiuso nell’armadio dal giorno delle nozze: «E' anche un po’ troppo leggero, ma questo per me è come un secondo matrimonio, ecco perché ho voluto indossarlo». Sono in tanti ad aspettarlo, ad applaudirlo, mentre nell’attesa suonano le note di Vasco Rossi. Io sono ancora qua, manco a dirlo, è la canzone scelta è. Ci sono gli amici vecchi e nuovi ad abbracciare l’ex sindaco, riabilitato dalla sentenza di assoluzione assieme ad altri 23 imputati dopo un processo durato due anni sulle presunte mazzette in Comune. Tra i nuovi supporter c’è anche qualche insospettabile, come Ezio Ardizzi, il presidente di Confcommercio ex avversario nella corsa alla Provincia che nel 2009, si inginocchiò al cospetto del nuovo sindaco Luigi Albore Mascia per lo storico baciamano sulla rampa dell’asse attrezzato di piazza Italia, finalmente riaperta alle auto. Ad aspettarlo c’è, soprattutto, l'intero gruppo comunale del Pd che ha voluto questo simbolico momento di festa a palazzo città.
D’Alfonso è commosso quando fa ingresso nell’aula del consiglio comunale. In prima fila c’è la vedova di Glauco Torlontano, maestro dell’ematologia e padre nobile della gauche pescarese: l’abbraccio tra i due è particolarmente caloroso. Non c’è rancore nelle parole di D'Alfonso: «Questa mattina un caro amico come Gaetano Novello, che è venuto a trovarmi, mi ha consigliato prudenza». Toni bassi, sobrietà: «Attenzione alle parole, quando si vince bisogna essere tolleranti». Meglio volare alto allora. Così l’ex sindaco parte da una vecchia parabola: «Questo luogo mi ricorda la vicenda di Mazagao, nei pressi del Portogallo, dove viveva una piccola comunità di cattolici. Furono costretto ad allontanarsi su una zattera dove portarono con loro le pietre di quella comunità, i resti della chiesetta, del luogo dove si riunivano gli anziani. Ecco, le mura in cui siamo oggi hanno per me il valore di quelle pietre. E quanto mi è mancato non poter essere qui in questi anni a poter dire la mia in tanti momenti: l’inaugurazione del Ponte del mare, il nuovo stadio Adriatico, il dibattito sulle Province, la commemorazione di tanti cari amici».
Ma nuovi impegni si avvicinano e D’Alfonso para anche delle emergenze di Pescara e della regione che suona già come un programma di governo: il porto e l’aeroporto da rilanciare, la Marca Adriatica, i collegamenti su gomma e ferroviari: «Dobbiamo fare un'agenda, discutere anche con l'Europa. Ma chi lo dice che non si può cambiare anche il patto di stabilità?».