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Data: 15/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
L’autista per ritirare le creme di Formigoni da Chenot

MILANO Dall’agenda del potente direttore generale della sanità lombarda Carlo Lucchina: martedì 20 luglio 2010, ore 18, «da Senese, caffè sanità ristretto». E’ in queste riunioni tra i vertici del Pirellone, sostengono i pm, che il San Raffaele prima e la Maugeri poi ottenevano i rimborsi dalla regione, quantificati i 60 milioni di euro solo per la fondazione pavese. Ma i favori si pagano e per Roberto Formigoni il legame con Pirangelo Daccò, grande lobbista per conto delle cliniche, costituiva «la garanzia al soddisfacimento delle continue ed esigenti fastose utilità, sue personali e altresì estese alle persone a lui vicine». Una vita di lusso fra vini di pregio, ristoranti stellati, yacht a uso esclusivo. E creme viso consumate in quantità.
L’AUTISTA DA CHENOT
A settembre 2011 gli investigatori intercettano una bizzarra telefonata tra il governatore e il suo segretario Mauro Villa, detto Willy. Discutono di un problema che sta a cuore al presidente: ha finito la sua crema viso preferita. «Allora secondo te è possibile recuperarla da Chenot? - chiede Formigoni - Tieni presente che eventualmente lì possiamo mandare l’autista. Ne ho bisogno entro lunedì al massimo». Willy si attiva e prenota la crema. «Tu riesci a farmela avere lunedì mattina? Perché se no mi spacca le p....Ecco, la Genescience viso, non il contorno occhi. Due ne ha consumate nel giro di... me le hai portate prima dell’estate».
CENE GRATIS DA SADLER
Il tenore di vita del presidente, accusato di associazione a delinquere e corruzione nell’inchiesta Maugeri, è elevato e secondo i pm garantito da versamenti in contanti da parte di Daccò «non inferiori a 240 mila euro». Come si legge in una delle informative depositate agli atti, «l’indubbia consapevolezza da parte di Formigoni della provenienza illecita del denaro deriva altresì dai comportamenti e condotte assunte nel corso degli incontri con Daccò presso il ristorante Sadler». Più che incontri conviviali, «vere e proprie cene di lavoro nelle quali i due discutevano di progetti e problematiche da risolvere nell’ambito della sanità». Alla fine, chi pagava? Sempre il lobbista, anche quando il governatore si presentava da solo. «Avevamo ricevuto da Daccò la disposizione che i conti del presidente erano a suo carico». Questo fino all’inchiesta sul San Raffaele, quando il governatore comincia a «prendere le distanze da Daccò». Riferisce Sadler: «E’ capitato due volte che al momento della prenotazione la segretaria ci abbia detto che il conto lo avrebbe pagato la regione».
CHAMPAGNE IN BARCA
Il governatore occupava in pianta stabile una cabina a poppa dello yacht messo a disposizione da Daccò. Il comandante Mauro Moltedo ha fornito la lista dei costi per un anno: 60 mila euro di carburante, 90 mila per l’ormeggio, 40 mila per la manutenzione, 100 mila per il personale e 25 mila per la cambusa. «A bordo c’era sempre una scorta di sei, sette casse di champagne e altrettanti vini pregiati».

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