Poi attacca «chi critica il governo dopo averlo sostenuto». L’incontro con Obama che lo definisce «leader lungimirante»
«L'Italia ha fatto grandi progressi in questi quattordici mesi, con la comprensione e l'aiuto di forze politiche diverse, e questi progressi possono e devono continuare». Mister Giorgio Napolitano nello studio ovale della Casa Bianca incassa dal presidente Barack Obama il giudizio di «leader straordinario e visionario» per il servizio reso al suo paese e anche all'Europa. Sembra un incontro tra due vecchi amici, con il Capo dello Stato che a due mesi dalla fine del suo mandato continua a tessere la tela dell'Italia con il forte alleato statunitense: economia e relazioni internazionali al centro dei colloqui con l'inevitabile accenno alle prossime elezioni. «Si è informato ma è stato assolutamente impeccabile», ha detto Napolitano che invece a proposito della scadenza elettorale ha mostrato le sue preoccupazioni sugli scenari della prossima legislatura e alla «strada ancora in salita che gli si presenta davanti». La candidatura di Monti è una «novità che ho rispettato, come libera scelta», mentre «un po' deploro chi, dopo aver sostenuto il governo per tredici mesi, ora dà un giudizio liquidatorio». Si tratta, senza tanti equivoci di una riflessione spedita all'indirizzo del Pdl e mai, da quando è cominciata la campagna elettorale, Napolitano si era espresso in questi termini. Con la testa rivolta alla bufera giudiziaria che si abbatte in Italia, le ansie del Presidente si concentrano sull'ultima scia di corruzione che ha investito i vertici di Finmeccanica. «E' chiaro che sono preoccupato, se vi dicessi il contrario, non mi credereste, ma senza minimizzare aspettiamo l'esito delle indagini» risponde ai cronisti che gli chiedono un commento. Dobbiamo, verificare se «dietro queste transazioni internazionali ci sia qualcosa sottoforma di riserva occulta o tangenti». Nella conferenza stampa dopo il colloquio con Obama, Napolitano ha rilevato che il Paese poco più di un anno fa era «sull'orlo del disastro, di un vero e proprio collasso finanziario» e che è stato necessario «dare la priorità al risanamento». Su questo «che si debba andare avanti e non indietro lo spera Obama e lo spero anch'io», ha rimarcato l'inquilino del Quirinale che subito dopo il voto incontrerà a Berlino Angela Merkel nel suo ultimo viaggio istituzionale poco prima di affidare l'incarico del nuovo governo. Ed è sul futuro dell'Europa e delle relazioni transatlantiche che i due presidenti hanno registrato grande sintonia. Oltre ad avere apprezzato il lavoro svolto dal presidente della Bce Mario Draghi, Obama ha incoraggiato i partner europei a una maggiore integrazione e a lavorare al completamento dell'Unione economica e monetaria. Da entrambi è stato dato poi un giudizio positivo per l'avvio dei negoziati con l'Unione Europea per lo sviluppo di una partnership per il libero scambio con gli Stati Uniti. Dal presidente americano non sono mancati elogi per il contributo dato dalle truppe italiane nelle missioni internazionali e in particolar modo in Afghanistan. Tra Obama e Napolitano dunque, clima molto positivo e per alcuni tratti quasi familiare. Se ne sono accorte anche Michelle e le figlie di Obama che «hanno espresso il desiderio di tornare in Italia al più presto». La visita era prevista proprio in queste settimane ma è saltata a causa delle elezioni italiane.
Il Pdl contro il Colle: brutta intromissione
Monti contro «i cialtroni che dicono di aver lasciato il Paese in ordine» Il Pd: «Berlusconi catastrofe»
Il Professore: «Se vincesse il centrodestra l’Italia tornerebbe a rischio come nel novembre 2011. Se vincesse il Pd con Vendola si fermerebbero le riforme».
ROMA Conti pubblici e corruzione, è scontro durissimo fra centrodestra e centrosinistra. Ma a ad accendere gli animi ci sono anche le parole che rimbalzano da oltre Atlantico. Tutto il Pdl insorge infatti contro Napolitano, che dipinge l’ Italia lasciata da Berlusconi sull’orlo del collasso e plaude ai “progressi” ottenuti dal governo Monti. I colonnelli di Berlusconi parlano di «brutta intromissione» del Quirinale nella campagna elettorale, Alfano arriva a scagliarsi contro le «ingerenze» di Obama. Monti è ovviamente in linea con Napolitano e va giù duro con il Cavaliere. «Sono molto più ferito quando dei cialtroni dicono di aver lasciato l’Italia bene nel 2011 e poi io l’ho mandata a male, che inorgoglito se Obama dice che l’Italia oggi va bene» attacca il Professore per il quale l’italia, che è un paese del G8, «non può cadere nel ridicolo come è accaduto per l’atteggiamento ridicolo tenuto da qualcuno in passato...». Quanto alle alleanze, il Professore esclude la possibilità di un accordo prima del voto e mette quasi sullo stesso piano le coalizioni di Bersani e Berlusconi. Si può parlare di un ritorno di Tangentopoli? «Purtroppo sì, siamo di fronte a qualcosa di molto simile a Tangentopoli. L’evidenza è molto simile, la speranza è minore. Nel 1992 si pensava che il fenomeno delle tangenti era alla fine, invece siamo qui di nuovo» ammette un preoccupato Mario Monti che, intervistato da Agorà, rivela che gli è stata offerta la possibilità di andare al Quirinale o di avere «una posizione di quasi vertice o di vertice nel governo» se non si fosse candidato, e poi scarica sui governi che lo hanno preceduto e soprattutto su quelli di Silvio Berlusconi, la responsabilità di non aver contrastato il fenomeno della corruzione. «Se vincesse il centrodestra l’Italia tornerebbe a rischio come nel novembre 2011 e si fermerebbero le riforme. Se vincesse il Pd con Vendola, invece, i conti sarebbero più al sicuro ma non si proseguirebbe sulla strada delle riforme strutturali». Questo vuol dire che Scelta Civica non andrà al governo con Bersani? «Non ci sono più probabilità di alleanze con il centrosinistra di quante ce ne siano con un centrodestra del dopo Berlusconi» spiega Monti, che punta ad un governo riformista. I colpi più pesanti, insomma, sono per il Pdl e Berlusconi, che nega la possibilità di una nuova Tangentopoli («Non sono assolutamente preoccupato») e reagisce con rabbia all’accusa di essere un cialtrone. «Monti fa queste dichiarazioni perché è disperato. Si è alleato con Fini e Casini che sono scesi a percentuali molto basse ed è molto probabile che restino fuori dal Parlamento» sibila il Cavaliere, che non fa mancare la solita marcia indietro rispetto a quanto detto il giorno prima: «Non ho mai pronunciato la parola tangenti. Sono un reato e va evitato. E quando accade va punito». Ma ad attaccare il Cavaliere è anche Bersani, che non dice di aver offerto il Quirinale a Monti («Nessuno può offrire quella carica ma, certamente, ci può essere chi non ha escluso un’ipotesi del genere...»), avverte che tra il Professore e Vendola sarà lui a «dirigere il traffico» e promette un «governo da combattimento» che sia in grado di «ricostruire» il paese. «In questi lunghi anni la destra ci ha consegnato una situazione che assomiglia un po’ a una catastrofe economica, morale, etica» concorda Bersani, che ottiene la “benedizione” di Romano Prodi: «Bisogna vincere alla grande, non un pochino».