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Data: 16/02/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Mps, monetine e insulti per Mussari, interrogatorio secretato

L’ex presidente scarica le responsabilità su Baldassarri
I magistrati convocano in procura il segretario del Cda, Fanti

SIENA Come vent’anni fa. La scena non è l’hotel Raphael ma il palazzo di giustizia di Siena. A tirare le monetine sono in pochi ma urlano allo stesso modo «ladro». Lui, Giuseppe Mussari, ex presidente del Monte dei Paschi ed ex presidente dell’Abi, non fa un piega. Entra in fretta, il viso tirato, mentre la gente gli grida «buffone». La scena si ripete all’uscita, dopo poco più di tre ore. Qualcuno urla a Mussari mentre sale in auto con i suoi avvocati: «Vergogna, anche per te la pacchia è finita». Ma tra i contestatori, si apprenderà poco dopo, c’erano anche due esponenti leghisti, uno dei quali è candidato alla poltrona di sindaco. Il faccia a faccia tra l’ex numero uno della banca e i pm Giuseppe Grosso, Antonio Nastasi e Aldo Natalini, che indagano su Mps, è breve. Ma mentre stavano ascoltando l’ex presidente, i magistrati hanno deciso di convocare contemporaneamente in procura, ancora una volta, Valentino Fanti, segretario del cda Mps da venti anni, per un immediato riscontro alle parole di Mussari. Evitando così che all’uscita da palazzo di giustizia lo stesso ex presidente del Monte dei Paschi potesse contattare l’ex collaboratore.
L’INTERROGATORIO
Ha detto poco Giuseppe Mussari, eppure le questioni da chiarire ai pm sono tante. Anche lui, come l’ex dg di Mps dice di non avere capito cosa stesse accadendo in banca e scarica sull’ex numero uno dell’area Finanza, Gianluca Baldassarri, fermato due giorni fa a Milano. Anche il generale Giuseppe Bottillo e il colonnello Pietro Bianchi del nucleo di polizia valutaria della Finanza di Roma fanno domande, ma le risposte convincono poco. Ostacolo all’attività di vigilanza, manipolazione di mercato e falso, in bilancio e falso in prospetto per il Fresh sottoscritto da Montepaschi nel 2008 con Jp Morgan. Sono queste le accuse per Mussari in relazione a quell’operazione che doveva servire a ricapitalizzare la banca dopo l’acquisto di Antonveneta. I pm vogliono conoscere i dettagli dell’acquisto, capire come si sia arrivati al prezzo di nove miliardi e 300milioni oltre all’interbanca: per Mussari tutto è stato regolare. Ma ci sono anche le contestazioni per i derivati. Mussari è iscritto sul registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e in concorso con Vigni e Baldassarri per avere «occultato, con mezzi fraudolenti» in cassaforte il contratto stipulato con Nomura, quattro operazioni per ristrutturare il derivato Alexandria. Un documento chiuso in cassaforte nel luglio 2009 e ritrovato dai nuovi vertici di Mps solo nell’ottobre 2010. Assistito dagli avvocati Fabio Pisillo e Tullio Padovani si siede per la terza volta davanti ai pm e non convince. Come aveva fatto alcuni mesi fa esclude ogni sua responsabilità e sostiene di non avere capito: il contratto era custodito in cassaforte solo perché ritenuto un documento importante. Nell’interrogatorio, che è stato comunque secretato, riferisce episodi avvenuti in banca e tira in ballo Fanti come testimone. Che vie immediatamente convocato.
IL TESTIMONE
E’ lui il supertestimone, l’uomo che conosce i segreti del Montepaschi. Da venti anni lavora nella Banca di Rocca Salimbeni. Valentino Fanti, potentissimo segretario del cda è ancora in servizio, anche dopo il cambiamento dei vertici. Per sei ore, due settimane fa, ha raccontato ai pm come sia nato il Fresh del 2008 e cosa si dicesse nel corso dei cda, anche delle polemiche e dei rilievi di alcuni azionisti rimasti off record, fuori verbale. Ieri è stato chiamato dopo l’interrogatorio del suo ex presidente ed è tornato a spiegare quello che sa.
LA DIFESA
Ma i legali di Mussari sono ottimisti. «Ho assistito a tanti interrogatori - commenta l’avvocato Tullio Padovani - questo colloquio lo metto in una fascia alta di gradimento. Si è trattato di un breve incontro - ha aggiunto - è un elemento di gradimento, sono sereno perché potrebbe essere una buona notizia».

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