A chi fa più paura il ritorno di Luciano D'Alfonso? L'inquietante domanda ha aleggiato per tre ore in sala consiliare. A sinistra sono sicuri che sia il colpo di grazia per la Giunta Mascia, secondo il Pd ormai delegittimata a governare ancora la città. A destra, Lorenzo Sospiri ha offerto una lettura diametralmente opposta, affermando che la riabilitazione di D'Alfonso getta scompiglio nel suo stesso partito perché in molti erano certi che arrivasse la condanna e che ci si potesse liberare di una figura così ingombrante. Si dovevano discutere temi strategici (ex Cofa, corso Vittorio Emanuele), ma fatalmente il contraddittorio è scivolato sul peso che l'ex sindaco avrà sulle prossime elezioni regionali e comunali. L'aula era ancora satura della scarica di adrenalina provocata dalla presenza di D'Alfonso, giovedì mattina. Il motivo per dare fuoco alle polveri è stato l'intervento di Mascia che non ha fatto alcun riferimento all'assoluzione del suo predecessore, come speravano gli esponenti del Pd. I quali sono andati su tutte le furie, prima esponendo le foto dei cartelli esibiti dal centrodestra il 9 gennaio 2009 (primo Consiglio comunale del dopo-D'Alfonso) che recitavano "Basta imbrogli", e poi hanno stigmatizzato l'atteggiamento del sindaco che avrebbe dovuto quantomeno ricordare l'esito di una vicenda giudiziaria che ha riabilitato non il solo D'Alfonso, ma tutta l'assise civica. E il prosieguo non ha contribuito a stemperare il clima: è girata la voce che sindaco e direttore generale stessero raccogliendo i nomi dei dipendenti (ce n'erano tanti in sala consiliare) che avevano chiesto il permesso per assistere allo show di D'Alfonso, una specie di lista di proscrizione, sulla quale Camillo D'Angelo ha chiesto spiegazioni. Ed è dovuto intervenire con forza l'assessore al Personale Marcello Antonelli per chiarire che . Al termine di un fitto colloquio fra D'Angelo e Antonelli c'è stato il chiarimento sulla "non esistenza" di una lista di reprobi, ma il fatto stesso che se ne sia parlato, e con quali toni, è indice di un clima avvelenato. Sul caso D'Alfonso, eccoci al Sospiri-pensiero, che rovescia la prospettiva con un ragionamento solo in apparenza paradossale: «Un'assoluzione che a conti fatti è un problema più per il Pd che per il Pdl, ed è un problema per il senatore Giovanni Legnini, candidato alla Regione in pectore, che oggi si ritrova con un concorrente in casa che dovrà fronteggiare. E questo spiega l'assenza dei pezzi forti del Pd, ovvero dei parlamentari e degli ex Ds, dall'incontro di giovedì mattina per celebrare il ritorno dell'ex leader sulla scena politica». Sospiri ha colto nel segno, tranne che nella definizione di "ex leader", visto che i quattro anni fuori dalla politica attiva non sembrano aver scalfito la leadership di D'Alfonso. Che è tornato con energie moltiplicate, la testa piena di progetti, pronto ad affrontare le nuove sfide e consapevole di non essere intoccabile visto che il rischio di finire ko è stato concreto. Sul fatto che larghi strati del partito non hanno intenzione di stendergli il tappeto rosso, lo stesso D'Alfonso è il primo a esserne conscio. È così a livello regionale, dove il senatore uscente e futuro deputato Giovanni Legnini rimane l'avversario numeno uno, idem a Pescara dove i due vincitori delle primarie per il Parlamento (Vittoria D'Incecco e Antonio Castricone) non sono dalfonsiani ed è così in parte nel gruppo consiliare al Comune dove tre componenti (Blasioli, Corneli e Diodati) hanno imboccato strade diverse. Sospiri ha messo all’angolo Adelchi Sulpizio (Idv). «È evidente che il centro-sinistra, giustizialista a livello nazionale e garantista a livello locale, non è credibile. Il Pdl non ha problemi né imbarazzi ad affrontare futuri confronti, ma è evidente che la nostra città non tornerà indietro». Come dire che da parte della maggioranza non ci sarà un passo indietro.