Davanti a circa 30 mila persone il segretario del Pd ostenta ottimismo e attacca Grillo: "Non va in tv perché là fanno domande". A sorpresa in piazza Duomo prende la parola tra gli applausi anche Romano Prodi: "Qui per ribadire l'importanza della sfida per l'Italia e per la Lombardia". Ambrosoli: "Quest'anno il 25 aprile arriva a febbraio"
MILANO - Dopo tanti appuntamenti in teatri e luoghi chiusi, bagno di folla oggi a Milano per il centrosinistra. Nel pomeriggio si è svolta a piazza Duomo una grande manifestazione unitaria della coalizione che sostiene la candidatura di Pierluigi Bersani a Palazzo Chigi. In strada alcune migliaia di persone (30 mila secondo gli organizzatori) con le bandiere, fra l'altro di Sel, del Pd, del centro democratico e dei moderati. Indirettamente anche una risposta agli attacchi ripetuti nei giorni scorsi da Beppe Grillo che forte del successo del suo tour nelle città italiane ha più volte accusato gli altri partiti di temere il confronto pubblico con gli elettori.
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L'evento milanese ha alternato musica ed interventi di politici. Il primo a parlare è stato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia che ha definito il candidato alla guida della Regione Lombardia Umberto Ambrosoli la persona "che volevamo avere", "il nostro nuovo presidente della Lombardia". A chiudere gli interventi, dopo lo stesso Ambrosoli, Nichi Vendola e BrunoTabacci, è stato Pier Luigi Bersani.
"Finora abbiamo fatto una buona battaglia perché non abbiamo raccontato favole e non le racconteremo. Noi abbiamo la certezza che l'Italia ce la farà, con la serietà non con le favole", ha detto Bersani. "Ancora sette giorni e lo smacchiamo il giaguaro, potrei anche prenderlo in braccio ma preferirei prendere in braccio il tacchino", ha poi scherzato il segretario democratico. "Abbiamo un ultimo sforzo da fare - ha ricordato - fin qui abbiamo fatto una bella battaglia, preparata da tempo".
"La crisi è nata dalle disuguaglianze, tra chi produce tutto e non consuma nulla e chi consuma tutto e non produce nulla", ha prosguito Bersani, che ha poi attaccto Beppe Grillo. "Ha detto che in tv non va, perché là qualche domandina devono fartela..".
"Noi - ha assicurato - siamo più forti di quel che pensiamo, solo se ci mettiamo in movimento, lo abbiamo visto in questo giro per l'Italia. Abbiamo visto tanti problemi e tanta sofferenza, la prima cosa che farò nella sala verde di palazzo Chigi chiamerò la Caritas, l'Arci e i Comuni, c'è un sacco di gente che non sa come mangiare partiamo da lì, non possiamo venire fuori se non siamo una comunità".
In mattinata, da Piacenza, Bersani aveva anticipato alcuni dei temi del comizio milanese. La partita elettorale per la Lombardia, ha sottolineato, "è importante, ma non vedo molto la differenza, francamente: credo che dalla Sicilia fino alla Lombardia adesso abbia voglia di esprimersi una riscossa civica, un cambiamento". "Credo - ha aggiunto - che la gente aspetti un governo per cambiare e questo dobbiamo darle".
L'ottimismo del segretario è condiviso da Ambrosoli. "Quest'anno il 25 aprile arriva a
febbraio", ha affermato il candidato alla guida della Lombardia. "Nel prossimo governo io sarò garanzia di stabilità e governabilità", ha detto invece Vendola. "Qui la sfida - ha aggiunto - non è coi barbari sognanti, ma coi barbari trafficanti, di soldi e appalti. Ne abbiamo visti troppi di barbari, razzisti e omofobi. Adesso basta. La politica è anche ricreare una gerarchia di valori". Tabacci, dal canto suo, ha insistito: "Maroni non può continuare a raggirare i lombardi. Abbiamo ancora in mente i riti celtici. La civiltà padana non è questa". "Non si può vincere di misura, ma di larga misura", ha aggiunto con entusiasmo.
Fuori programma alla manifestazione del centrosinistra anche l'intervento di Romano Prodi, accolto da applausi e cori di incitamento. "Dopo 4 anni - ha detto - sono di nuovo salito su un palco perché oggi ne vale la pena. Sono venuto qui per ribadire l'importanza della sfida per l'Italia e per la Lombardia e per farvi l'invito a votare uniti.
E poi torno al mio lavoro".