VASTO «Un monumento a ricordo dell'opera di Remo Gaspari lo hanno eretto in Lombardia non in Abruzzo! In questo postaccio non ci metterò più piede». Parole del professor Lucio Achille Gaspari, figlio dell'ex ministro democristiano Remo, capolista abruzzese al Senato di Centro Democratico (nella coalizione a sostegno di Pierluigi Bersani) che, dopo la sonora bocciatura della lista a livello regionale e nazionale, ha affidato ai "cinguettii" di Twitter tutto il suo rammarico per il trattamento ricevuto dalla "ingrata" terra d'Abruzzo. «L'Abruzzo ha deciso che il passato è morto e sepolto e il presente e il futuro stanno altrove! Per me la delusione è grandissima», scrive Gaspari, che nella vita è chirurgo e professore all'università di Tor Vergata di Roma e che sul suo profilo Twitter si lascia andare anche a coloriti commenti sui "rottamati" Di Pietro, Fini e Casini. A giudizio del professore, l'Abruzzo avrebbe calpestato la grande eredità lascia da Remo Gaspari. Eppure, nella natia Gissi, centro del Vastese, l'amata città di "zio Remo" (come lo chiamavano i vastesi), il Centro Democratico ha raggiunto il 18,97% dei consensi al Senato e l'8% alla Camera. «Ho fatto umiliare un cognome che Remo Gaspari ha sempre portato vittoriosamente. Questa cosa mi procura immenso dispiacere», continua a "cinguettare" il professore, provocando una selva di reazioni in rete. Se c'è chi, come Giuseppe, gli dice: «No Lucio, non è così, il sistema è cambiato, il mondo è cambiato, la gente è cambiata. Tu rimani e ciò conta!», c'è anche chi, come Carrie, fa notare: «E' ingiusto quanto scritto. Non è automatico raccogliere l'eredità del proprio padre». Michele, dal canto suo, sottolinea: «Non ho mai visto questo signore in Abruzzo e, soprattutto, nel Vastese. Non rimpiangeremo il figlio del più grande politico abruzzese». Alessio, poi, al professore dice: «Resta pure lì dove sei, non ci mancherai di certo! Un abruzzese del "postaccio"!». Gli dà man forte Luca, che aggiunge: «Dopo questo suo insignificante sfogo, mi auguro che davvero sia così! L'Abruzzo non ha certo bisogno di tali personaggi». «Intanto dal postaccio moltissimi si sono rivolti a me per i loro problemi. Finalmente potrò farmi solo i fatti miei», replica Lucio Gaspari, che ad Alex fa sapere: «Non hai idea di quanta gente per decine di anni mi ha chiesto di risolvere problemi di ogni tipo». «Mi sono impegnato a risolvere problemi di abruzzesi - continua il professore - con molta fatica personale. Ora posso pensare solo a me». Alle 3.25 di ieri è comparso su Twitter un nuovo messaggio di Lucio Gaspari: «Da oggi chiudo con questo mezzo. Scriverò solo su pergamene con penne d'oca! Ho dovuto però rispondere a qualche gentile signore». Alle 3.29 è apparso un altro tweet: «"Verbo non ci appulcro" e "non ti curar di lor ma guarda e passa", versi di Dante che mi si adattano perfettamente. E' il mio ultimo tweet». Mondo del web a parte, è forse però giusto ricordare al prof. Gaspari che una città come Vasto, il 3 luglio 2010, a suo padre, morto il 19 luglio 2011, conferì la cittadinanza onoraria e, in quell'occasione, l'ex pluriministro democristiano disse: «Questa cerimonia, in qualche maniera, segna la fine della mia carriera politica. Non ho parole per ringraziarvi». A rendere omaggio a "zio Remo" giunsero, oltre a tutti i consiglieri comunali di Vasto, i sindaci del Vastese, i rappresentanti delle forze dell'ordine e tanti volti noti della vecchia Dc. A prendere la parola furono anche consiglieri che erano all'opposizione ai tempi del "gasparismo", i quali concessero l'onore delle armi all'ex avversario politico, sottolineandone l'impegno per la sua terra. Solo Rifondazione Comunista si dissociò dall'attribuzione della cittadinanza onoraria all'ex ministro.