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Pescara, 19/12/2025
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06/03/2013
Il Centro
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«Razzi indagato», ma la Procura nega. Inchiesta a Roma sui “cambi di casacca”, smentita indagine sul senatore abruzzese e su Scilipoti |
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ROMA Dopo l’accusa dell’ex senatore Sergio De Gregorio, che ai magistrati ha raccontato di aver ricevuto 3 milioni di euro per far cadere il governo Prodi, nel mirino dei Pm finiscono anche Antonio Razzi e Domenico Scilipoti? Sembrava così fino a ieri sera, quando la procura di Roma ha smentito la notizia circolata sulle agenzie di stampa che i due ex parlamentari Idv, che nel 2010 cambiarono casacca per consentire al Cavaliere di tenere in vita il suo governo dopo lo strappo con Fini, sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati. Ieri comunque il denunciante Antonio Di Pietro ha consegnato al procuratore aggiunto Francesco Caporale tutta la documentazione in suo possesso. I due onorevoli negano ogni addebito. «Ma è mai possibile che uno non si può nemmeno godere la gioia di un’elezione e di una vittoria? Mi ritrovo accusato di una cosa che è una pagliacciata. Io non mi sono mai venduto e mai mi venderò» ha detto il neo-eletto nelle liste del Pdl Abruzzo Antonio Razzi. «La verità», dice Razzi, « è che la gente evidentemente è invidiosa, quando uno entra in politica. Io non ho ricevuto niente, non so di cosa possa essere accusato» ha insistito il senatore di GiulianoTeatino al microfono di Radio Radicale. «Andrò a parlare. E mi consulterò con un avvocato, perchè farò anche denunce per diffamazione...Io non ho preso niente. Lo posso giurare. Il Signore sta in cielo, vede e provvede. Io ho deciso di passare al Pdl per l’impossibilità perfino di parlare con Di Pietro. Me ne sono andato per la disperazione. Sarei andato via anche con il diavolo, perchè non ce la facevo più», ha aggiunto Razzi. A professare la sua innocenza è anche Scilipoti: «Mi sembra una cosa ridicola. Ho sempre detto che la mia fu una scelta dettata dagli interessi degli italiani e non da quelli di bottega». Ma le preoccupazioni per il Cavaliere non riguardano solo gli ex “responsabili”. La Procura di Napoli non ha infatti riconosciuto il legittimo impedimento invocato da Berlusconi, che era stato invitato a presentarsi per essere interrogato nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita dei senatori (caso De Gregorio). La Procura aveva indicato tre date, il 5, il 7 e il 9 marzo, presso una caserma della Guardia di Finanza a Roma. Interrogatorio che sarebbe dovuto avvenire prima della eventuale richiesta di giudizio immediato. Berlusconi avrebbe addotto una serie di impedimenti relativi anche ad impegni legati alla sua attività politica: un incontro con i neoparlamentari del Pdl (avvenuto ieri) nonché l’udienza di un processo in corso a Milano. La difesa del Cavaliere aveva manifestato disponibilità per un interrogatorio dopo il 15 marzo. Ma la Procura non ha indicato nuove date. Intanto ieri Berlusconi ha anche trovato il tempo di parlare di politica: «Bersani si dia una mossa e decida cosa fare. Vediamo se il segretario del Pd è un leader e sa guidare i suoi o se li porta a sbattere». Messo all’angolo dalle inchieste giudiziarie sulla compravendita dei senatori, con un Pdl sostanzialmente dimezzato e con la prospettiva di non poter stringere accordi con nessuno, Berlusconi accusa il leader dei democratici di “immobilismo” politico e lo invita a mollare Grillo per fare un governissimo. «Bersani prende solo insulti, non fa il governo e l’Italia resta nel pantano. Non persista a cercare a tutti i costi un’intesa con il Movimento 5 Stelle» dice il Cavaliere, che ieri ha incontrato i neoeletti lombardi del Pdl e al termine della riunione ha trovato il modo per dire che se il conteggio delle schede fosse stato corretto il Pdl avrebbe avuto la maggioranza. «Se non ci avessero annullato in media 5 voti a sezione avremmo vinto di oltre 250 mila voti» sostiene Berlusconi, che andrà a palazzo Chigi per incontrare Mario Monti l’8 marzo e che anche ieri non ha rinunciato a dichiarare guerra alle toghe. Ma il primo passo è affidato ad Angelino Alfano: «Contro Berlusconi è in atto una pioggia di attacchi concentrici. Il 23 andremo in piazza contro l’oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria». E lo stessoBerlusconi rilancia: «Voglio che ci sia una manifestazione al mese»
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