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Data: 07/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Camere al via il 15 marzo, caos nomine. Ipotesi Franceschini per la presidenza di Montecitorio

ROMA La legislatura, dal numero poco propiziatorio di XVII, inizierà di venerdì e il 15 marzo, giorno delle Idi che non portarono fortuna al primo Cesare della storia. Si spera vada meglio a chi toccherà governare 21 secoli dopo sulle sponde del Tevere. Le premesse non sembrano molto favorevoli: il risultato elettorale ha disegnato uno scenario di difficile gestione. E di fronte a quello che viene definito ”l’ingorgo istituzionale“ - cioè il cumulo nell’arco di un mese dell’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento, del nuovo capo dello Stato e della nomina del governo - lo stesso Giorgio Napolitano avrebbe gradito un piccolo anticipo nella convocazione della prima seduta di Camera e Senato, ma «difficoltà di vario ordine» hanno consigliato di lasciarne la data al 15 marzo. Solo dopo inizieranno le consultazioni del capo dello Stato per la formazione del governo, con sullo sfondo la convocazione delle Camere il 15 aprile per l’elezione del suo successore al Quirinale.
Sarà così che il 15 marzo alle 10,30 la Camera e alle 11 il Senato terranno la loro prima seduta. A palazzo Madama l’assemblea d’apertura deve essere presieduta dal senatore più anziano, che è Giulio Andreotti, a cui però i suoi 94 anni sconsigliano di essere presente alla seduta. Il sostituto sarà il 93enne senatore a vita Emilio Colombo. A Montecitorio la seduta sarà presieduta dal vicepresidente anziano della precedente legislatura, Antonio Leone (Pdl). Gli alti quozienti delle prime votazioni consentiranno alle forze politiche di saggiare rapporti di forza ed eventuali accordi per la nomina dei numeri uno delle Assemblee legislative. Alla Camera, dopo i primi due voti che richiedono la maggioranza dei due terzi, alla terza conta sarà sufficiente la maggioranza assoluta (316). Il Pd con i suoi 340 deputati è in grado di eleggere agevolmente un suo rappresentante, che potrebbe essere il capogruppo uscente Dario Franceschini, ma nei giorni scorsi i democrat avevano aperto alla possibilità di assegnare una carica istituzionale ad altri partiti e quindi la presidenza potrebbe anche andare a un grillino.
I NUMERI DEL SENATO
Diversa la situazione a palazzo Madama dove i 123 senatori del centrosinistra non bastano a far pendere dalla propria parte il piatto della bilancia. Per la presidenza del Senato è richiesta nelle prime due votazioni la maggioranza assoluta (160 calcolando anche i 4 senatori a vita). Per la terza la maggioranza dei presenti, e se neppure in questa si raggiunge il risultato si procede al ballottaggio tra i due senatori più votati (in caso di parità vince il più anziano).
La scelta dei presidenti delle Camere non prenderà più di tre giorni ed entro il 19 si costituiranno anche i gruppi parlamentari con i loro vertici. Passaggi questi che precedono necessariamente l’inizio delle consultazioni di Napolitano per l’incarico al nuovo premier, che dovrebbero cominciare tra il 19 e il 20. Di qui la fase meno determinabile, almeno nei tempi, di questo inizio di legislatura. L’incaricato, infatti, si prenderà il suo tempo per sondare le forze politiche in vista della formazione di una maggioranza. Se ci riuscirà tornerà al Quirinale per sciogliere la riserva e quindi per il giuramento dei ministri. In caso contrario, è presumibile che il capo dello Stato non getti la spugna e proceda a un altro tentativo per dare un governo al Paese.
Il tutto entro la successiva scadenza, che questa volta investe lo stesso presidente della Repubblica, e cioè la convocazione delle Camere in seduta congiunta il 15 aprile, a un mese dalla scadenza del settennato di Giorgio Napolitano, il 15 maggio. Anche per questa elezione la soglia delle prime due votazioni è quella dei due terzi dei 1.007 grandi elettori (949 parlamentari e 58 delegati delle Regioni). Dalla terza in poi basterà la maggioranza assoluta: 504 voti. Sempre problematico fare previsioni in queste circostanze, ma un dato è rilevabile: la somma dei parlamentari e dei delegati del centrosinistra e di Scelta Civica di Monti arriva a 512. Uno dei candidati potrebbe essere Romano Prodi, il quale però si è chiamato fuori: «Sono troppo impegnato in Africa».

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