ROMA Tra interviste al britannico Time e altri giornali e tv esclusivamente stranieri, e attacchi dal suo blog, Grillo si pone ancora al centro della giornata politica sferrando un’offensiva durissima contro i media. In particolare il leader del Movimento Cinque Stelle se la prende con i conduttori televisivi, «per il lavoro di sputtanamento - scrive - nei confronti di M5S. Sono pagati per quello dai partiti», aggiungendo che «l’accanimento delle tv ha raggiunto limiti mai visti. E’ qualcosa di sconvolgente, di morboso, di malato, di mostruoso». Parla delle «sette sorellastre» televisive che «non fanno informazione, ma propaganda». Cita anche i giornali, ma con meno veemenza rispetto alle tv: «Tra partiti e media i peggiori sono i media. Forse i quotidiani locali sono a posto, ma quelli che formano l’opinione pubblica, sette televisioni e tre quotidiani, fanno parte del sistema». Sul suo blog cita «Zanna Bianca», il libro di Jack London per far capire qual è - secondo il leader di M5S – la strategia dei conduttori dei talk show: «Nel libro una lupa attrae ogni notte un cane da slitta nella foresta. Chi cede al richiamo viene condotto lontano dal fuoco e divorato da un branco di lupi appostato nella neve. Quello che fanno i conduttori, dipendenti a tempo pieno di Pdl e Pdmenoelle. Il loro obiettivo - spiega - è sbranare pubblicamente ogni simpatizzante o eletto del Movimento e dimostrare al pubblico a casa che l’intervistato è, nell’ordine, ignorante, impreparato, fuori dalla realtà, sbracato, ingenuo... Oppure va dimostrato il teorema che l’intervistato è vicino al pdmenoelle, governativo, ribelle alla linea sconclusionata di Grillo, assennato, bersaniano». E’ un attacco a tutto campo quello sferrato contro i media nazionali, rappresentato sul suo blog da una foto di un branco di lupi in caccia di prede nella neve. Protestano l’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa, che parlano di insulti indegni: «Espressioni da oligarchi di regime - scrive il segretario generale del sindacato dei giornalisti Franco Siddi -, nemmeno Berlusconi, nella sua lunga azione per le leggi bavaglio, era mai arrivato a tanto». Ma la furia sfogata ieri covava da tempo, e del resto il boicottaggio totale nei confronti dei media italiani, il divieto ai suoi di partecipare ai talk show, erano già chiari sintomi di uno scontro in atto. Dopo l’attacco ecco la sua ricetta per risolvere il problema delle tv italiane: «E’ indispensabile creare una sola televisione pubblica, senza alcun legame con i partiti e con la politica, e senza pubblicità. Le due rimanenti possono essere vendute sul mercato». Ed è necessario «rivedere anche i contratti di concessione per le televisioni private e definire un codice deontologico al quale devono attenersi». Lo tsunami quindi non si arresta. Al Time dice: «Ho incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade». Una frase ripresa, come le altre, dai siti dei giornali messi all’indice da Grillo, che provocano anche un imbarazzante richiamo di Time al Corriere.it che aveva titolato «E se falliamo noi violenza in strada». L’autore dell’intervista spedisce una precisazione pubblica: «Quella del Corriere.it è una citazione fuori contesto. Grillo è stato chiaro: lui vede se stesso come una alternativa alla violenza. Quella del Corriere sembra più ricerca di sensazionalismo che un deliberato e improprio uso». Nuovo incidente, dopo quello con la rivista tedesca Focus, che aveva contestato l’interpretazione data in Italia ad alcune anticipazioni di un’intervista al leader di M5S. E dopo essersi concesso un «fuoripista» rispondendo sul suo futuro («farò un tour mondiale, farò spettacoli. Sarò quello che sono, un comico straordinario»), sulle «impossibili» alleanze ribadisce: «Loro parlano di trasparenza dei partiti, noi di dissoluzione, vogliamo il 100% in Parlamento non il 20-30. I partiti ora devono combattersi alla luce del sole, ma se lo fanno sono morti. Per questo - conclude - mi accusano di creare instabilità. Ma io non posso discutere con loro».