Casaleggio avverte i militanti: attenti ai social network, quello
che scrivete lo ritrovate sui giornali. Per il Colle si decide on line
ROMA «Ho incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade». L’avvertimento-minaccia Beppe Grillo - che continua a ignorare la stampa italiana verso cui ha avuto ancora parole durissime - lo lancia in un’intervista al Time. Immaginandosi in un ruolo cuscinetto tra la rabbia popolare e i partiti, è contro questi ultimi che il guru di 5Stelle spara a zero, negando loro anche la funzione di interlocutori. Nessuna apertura, quindi, agli inviti alla ragionevolezza che gli sono venuti dal Pd e anche da qualche militante del suo movimento, via web: «C’è una regola nel nostro movimento - dice infatti Grillo al settimanale Usa -: noi non facciamo accordi con i partiti. Non c’è niente da cambiare. Loro parlano della trasparenza dei partiti, noi della loro dissoluzione. Napoleone e Wellington non possono trovare un modo per collaborare. Noi siamo qualcosa di diverso». L’ex comico si produce poi in un’analisi del corpo elettorale: «Quelli che votano per gli altri partiti sono gente che non vuole cambiare le cose. Hanno pensioni elevate, forse due case. Lo Stato è il loro datore di lavoro. Ma il dibattito cambierà perché - è la profezia catastrofista del leader di 5Stelle - presto non ci saranno salari pubblici o pensioni. Non ci saranno più soldi».
IL 100% DEL PARLAMENTO
Obiettivo, quasi naturale, del Grillo-furioso contro i partiti appare quello di impadronirsi del Parlamento: «Ne vogliamo il 100 per cento, non il 20, o il 25, o il 30 per cento. E -aggiunge- quando il movimento arriva al 100%, quando i cittadini diventeranno lo Stato, il movimento non avrà più bisogno di esistere. L’obiettivo è quello di estinguere noi stessi».
CONTRO TUTTI I MEDIA
Nel frattempo, il capo di 5Stelle sembrerebbe volersi dedicare all’estinzione dei media italiani. E tra questi, soprattutto, dei conduttori tv per «il loro lavoro di sputtanamento del M5S», per il quale «sono pagati dai partiti». «L’accanimento contro di noi ha raggiunto - sostiene Grillo - limiti mai visti nella storia repubblicana. E’ qualcosa di sconvolgente, di malato, di mostruoso». L’ex comico assimila la tecnica dei giornalisti televisivi nei confronti dei militanti a 5Stelle a quella dei lupi che, nei racconti di Jack London, attirano a uno a uno i cani da slitta per poi sbranarli nella foresta. Ne discende che «i media nazionali italiani sono peggio dei partiti» e dal momento che «le tv sono in mano ai partiti», questa «anomalia» la si rimuove smantellando il sistema: quanto alla Rai, «è indispensabile creare una sola tv pubblica, senza alcun legame con i partiti e con la politica e senza pubblicità. Le due rimanenti possono essere vendute sul mercato». E ce n’è anche per le reti private, per le quali - afferma Grillo - «è necessario rivedere i contratti di concessione e definire un codice deontologico al quale dovranno attenersi».
Le tesi di Grillo trovano sostegno e legittimazione nelle parole del cosiddetto guru del guru, Gianroberto Casaleggio, che, incontrando per la prima volta a Roma gli eletti a 5Stelle, li ha messi in guardia dai media: «Attenti - ha avvertito - non avrete più privacy, quello che scrivete sul web ve lo ritrovate sui giornali. Cercano notizie, oppure le inventano direttamente». Dettando le regole di comportamento ai 163 neofiti del Parlamento, Casaleggio - annunciata la nuova piattaforma web del movimento - ha ingiunto: «Le decisioni andranno prese in maniera collegiale con tutto il portale on line. Per prima cosa sceglieremo un candidato a presidente della Repubblica. E lo sceglieremo tutti insieme con migliaia di iscritti sul portale. Voi avrete il dovere di portare avanti la candidatura più votata».
La nuova sortita di Grillo contro la stampa non è rimasta senza risposta. Alla protesta dell’Odine dei giornalisti si è aggiunta quella del segretario della Fnsi, Franco Siddi, per il quale le parole di Grillo contro l’informazione, i giornalisti e le tv «sono quanto di più inappropriato possa fare un leader politico di un Paese democratico. Nemmeno Berlusconi, nella sua lunga azione per leggi bavaglio, era arrivato mai a tanto».