Alfano: «Reagiremo». E torna la voglia di urne a giugno per evitare l’interdizione. Annullato l’incontro di oggi con Monti:
disturbi alla vista, sette giorni al buio
ROMA Manifestazioni di piazza ripetute, a partire da quella del 23 marzo in piazza del Popolo a Roma, con l’obiettivo di chiamare a raccolta tutto il popolo di centrodestra «contro l’oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria», saranno solo il primo passo. Silvio Berlusconi e la sua cerchia più ristretta (Verdini, Ghedini, Santanché) stanno per imprimere una brusca virata alla crisi di governo. I dirigenti e maggiorenti del Pdl ieri hanno tutti alzato la voce contro il «complotto delle procure». «È sempre più chiaro che vi è un tentativo di eliminazione di Berlusconi per via giudiziaria», ha scandito Angelino Alfano, «essendo fallito quello per via elettorale e democratica. Il Pdl reagirà con tutta la forza di cui dispone per difendere la democrazia italiana. Altroché appelli come quelli partiti dalla direzione del Pd a smarcarsi dal Cavaliere per fare le larghe intese con la parte «buona» del Pdl. Stavolta l’ennesimo ciclone giudiziario costringe gli azzurri – compresa l’ala più moderata - a cambiare in modo repentino strategia.
CAMBIO DI STRATEGIA
Berlusconi vuol tornare al voto. E così il Pdl passerà velocemente dalle profferte di questi giorni al Pd e a Napolitano di un governo tecnico-istituzionale per «salvare il Paese» a chiedere a gran voce le urne subito. E «subito» vuol dire non a ottobre, ma in pochi mesi. Al massimo a giugno. Dentro il Pdl, ormai, non si discute più di cariche istituzionali o di partito da spartire (per il ruolo di capogruppo Camera è comunque in pole position Mara Carfagna, per il Senato Renato Schifani), ma solo di una nuova campagna elettorale in cui gettarsi, di nuovo. Questa volta Berlusconi non è solo furibondo, ma anche preoccupato. Non per la sentenza Unipol in sé, quanto per la slavina che ne può conseguire. Ove, infatti, la condanna per i diritti Mediaset venisse confermata dalla Cassazione, il che accadrà entro ottobre, ne comporterebbe, in base alla nuova legge sulle incandidabilità, l’automatica interdizione dei pubblici uffici. Morale: Berlusconi, già così, sarebbe ineleggibile.
LO SFOGO
«Persecuzione intollerabile», denunciava ieri Berlusconi furioso, «che dura da vent’anni». «Sono conscio», ha scritto in una nota, «che anche nei prossimi appuntamenti giudiziari non vi sarà spazio per le doverose assoluzioni che dovrebbero essere pronunciate nei miei confronti e che solo in Corte di Cassazione sarà possibile ottenere giustizia». Oggi il Cavaliere avrebbe dovuto incontrare Monti a palazzo Chigi nell’ambito dei colloqui voluti dal presidente del Consiglio in vista del vertice Ue della settimana prossima.
Ieri però ha dato forfait. Motivandolo con una congiuntivite, o meglio una uveite sancita dal certificato medico stilato dal suo medico di fiducia, Alberto Zangrillo, comprensivo di sette giorni di riposo e «al buio». Stavolta, però, il buio è totale proprio per Silvio. E come spesso in passato è accaduto, quando il quadro politico si fa troppo incerto e le mosse successive non gli appaiono chiare, preferisce tenersi lontano da Roma.