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Pescara, 19/12/2025
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08/03/2013
Il Centro
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Unipol-Bnl, condannato Berlusconi. ll caso dell’intercettazione tra Fassino e Consorte: un anno di reclusione al Cavaliere, 2 anni e tre mesi al fratello Paolo |
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ROMA Una sentenza al giorno per Silvio Berlusconi. Prosciolto mercoledì dalla Cassazione nel processo romano Mediatrade sulla frode fiscale da 10 milioni di euro, ieri a Milano l’ex premier è stato condannato ad un anno di reclusione per la pubblicazione sul Giornale dell’intercettazione Fassino-Consorte su Unipol-Bnl. L’accusa era di rivelazione di segreto d’ufficio. Condannato in concorso a due anni e tre mesi il fratello Paolo accusato anche di ricettazione e millantato credito. I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano hanno disposto un risarcimento di 80mila euro a favore dell’ex segretario dei Ds, ora sindaco di Torino, Piero Fassino, parte civile al processo. Con un mese di ritardo è dunque stata emessa la sentenza sul caso che nel 2005 aveva scatenato una bufera politica e giudiziaria. Sarebbe dovuta arrivare a gennaio, ma la Corte aveva accolto la richiesta dei legali di Berlusconi di sospendere il processo fino a dopo le elezioni. «Credo sia la prima volta che qualcuno viene condannato per violazione del segreto istruttorio – è stato il commento di Piero Longo, legale del Cavaliere – Non sono sorpreso perché siamo a Milano dove non è possibile vincere i processi per Silvio Berlusconi, si sono vinti ma con una fatica fisica che non ha paragoni in altre attività professionali». La sentenza di condanna non preoccupa particolamente l’ex premier anche se in una nota ha ribadito che nei suoi confronti è in corso «una persecuzione giudiziaria», perché la prescrizione sul processo Bnl-Unipol scatterà a metà settembre. Considerando che il tribunale ha 90 giorni di tempo per il deposito delle motivazioni e che le difese hanno poi 45 giorni per il ricorso in appello, risulta difficile immaginare che si possa arrivare ad una pronuncia definitiva della Cassazione. O anche solo ad una sentenza di secondo grado. Il leader del Pdl ieri non era in aula per ascoltare il verdetto del giudici sulla pubblicazione illegittima dell’intercettazione della frase «Allora abbiamo una banca?» tra il segretario dei Ds e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte all’epoca coinvolto nello scandalo Bancopoli e pubblicata su Il Giornale il 31 dicembre 2005. In quel periodo era in corso il tentativo di scalata da parte del colosso assicurativo Unipol alla Bnl e la frase intercettata non era ancora stata trascritta agli atti dell’inchiesta che stava conducendo la procura di Milano. Secondo la ricostruzione fatta dai magistrati la registrazione di quella telefonata venne ascoltata direttamente da Berlusconi nella villa di Arcore alla presenza del fratello Paolo, editore del quotidiano, e dei due imprenditori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli. Era stato quest’ultimo che lavorava per la Reserch Control System (società che forniva le apparecchiature per le intercettazioni alla procura) a trafugare, secondo le indagini, il «nastro» e ad offrirlo insieme a Favata e a Paolo Berlusconi al Cavaliere. Una specie di «regalo» in vista delle elezioni politiche del 2006. Quando la frase venne pubblicata in prima pagina da Il Giornale si scatenò un terremoto politico e venne aperta un’inchiesta. Ieri si è concluso il primo atto del processo Unipol. E molto probabilmente, sarà anche l’ultimo.
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