ROMA L’appuntamento per l’Udc è fissato per il 27 aprile, quando si svolgerà il congresso del partito. Ieri, nel Consiglio nazionale, nonostante i mugugni della vigilia, è stata approvata la proposta del segretario Lorenzo Cesa che ha annunciato di non avere «nessuna intenzione di ricandidarmi, largo ai giovani». Pier Ferdinando Casini invece ha deciso di non partecipare all’assemblea che ieri doveva analizzare i motivi dell’esito insoddisfacente delle elezioni politiche per il partito centrista. Ha preferito farsi da parte «per non condizionare il dibattito con la mia presenza», spiega in una lettera indirizzata a Buttiglione eCesa.Il che non significa, assicurano i suoi, che non parteciperà più all’attività politica del fronte moderato, anche se il suo passo indietro va letto come un incoraggiamento ai giovani «a diventare protagonisti».
LA LETTERA
«Dall'atto di fondazione dell'Udc - scrive Casini, che è stato eletto in Senato - ho dedicato al partito ogni mia energia con convinzione e passione. Anche all'indomani di un amarissimo risultato elettorale, sta a voi giudicare se i risultati, nel corso di questi dieci anni, siano stati all'altezza delle aspettative. Per quanto mi riguarda - aggiunge - so che una stagione si è chiusa e conservo verso ciascuno, a partire da Cesa e Buttiglione, un debito di riconoscenza profondo. Abbiamo combattuto una buona battaglia, in coerenza con i nostri valori. Mi auguro per il bene dell'Italia che le nostre ragioni non vengano riconosciute solo tra qualche anno».
Archiviata prima dell’inizio dei lavori l’ipotesi di affidare le sorti dell’Udc a un triumvirato composto da Rao, Libè e Galletti. «Non c'è, non esiste l'idea- assicura Mauro Libè, componente della segreteria- non è che tre persone possano ricostruire un partito, la ricostruzione la dobbiamo fare tutti insieme».
LE ACCUSE
E se Cesa si commuove quando legge la lettera di Casini, altri, come Mario Tassone, Enzo Carra e Compagnoni, hanno criticato il gruppo dirigente per non essersi dimessi. Tutto rinviato al congresso di fine aprile. In quella sede si discuteranno le mozioni di minoranza che sono state presentate da chi, come Tassone, non ha condiviso la linea adottata, in particolare l’alleanza con Monti che ha definito «un massone».Tra le proposte anche quella di non aderire al gruppo parlamentare dei montiani, per il quale si parla del ministro Balduzzi per la presidenza a Montecitorio e di Linda Lanzillotta o Mario Mauro per quello del Senato, ma di aderire al gruppo misto in attesa di tempi migliori.Al Consiglio udc è intervenuto anche Ciriaco De Mita che, viste le acque agitate, ha consigliato «di stare fermi, cosa che, in tempi di crisi, è il massimo del movimento».