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Pescara, 19/12/2025
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Data: 08/03/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Il dopo voto in Abruzzo - Legge elettorale Pd contro la norma anti-D’Alfonso. Presentati 1.100 emendamenti. D’Alessandro: chiediamo soglie di sbarramento più alte e voto disgiunto

PESCARA Sono 2.010 gli emendamenti depositati ieri alle 12 in Consiglio regionale sul testo della nuova legge elettorale in aula da martedì. Oltre 400 sono del Pd. Mercoledì sera il capogruppo del Partito democratico Camillo D’Alessandro ha incontrato il collega del Pdl Lanfranco Venturoni per cercare un accordo ed evitare ostruzionismi. Il Pd pone due questioni: l’elevazione della soglia di sbarramento e il voto disgiunto. Per l’ingresso in Consiglio regionale il Pd propone una soglia al 4% dei voti per i partiti in coalizione, al 6% per i partiti che corrono da soli. L’accordo con il Pdl potrebbe essere trovato su una soglia 3%-5%, ma attualmente la soglia resta al 2%. «Qui è in ballo la governabilità della Regione», dice D’Alessandro. La cornice sulla quale si inserisce la riforma è quella di un parlamentino con 31 consiglieri dove il partito di maggioranza otterrà 18 seggi più il presidente, e la minoranza 12. «Con la legge così come è scritta accadrà quello che è accaduto in Molise dove il partito che avrà il 14-15% prenderà 1 consigliere, e 1 consigliere prenderà anche il partito del 2%. Ma facendo così Chiodi farà pagare un prezzo altissimo allo stesso Pdl . E in una assemblea così polverizzata basteranno tre consiglieri per mandare in crisi la maggioranza. Noi su questo punto faremo una grande opposizione, perché dobbiano far capire che non si tratta di essere a favore o contro, si tratta di garantire il governo a questa regione. Se si arriverà a un accordo siamo pronti a ritirare gli emendamenti». La seconda richiesta del Pd è la reintroduzione nel testo della possibilità del voto disgiunto. In una prima versione si dava possibilità all’elettora di votare il suo candidato presidente e nello stesso tempo una qualsiasi lista di un’altra coalizione. Nel testo uscito dalla commissione questa norma è sparita e il Pd ne chiede il ripristino. «Questa norma c’è in tutte le Regioni e noi presenteremo un emendamento per reinserirla. Per noi i cittadini hanno due diritti: quello di scegliersi il presidente e quello di scegliersi il consigliere, perché se il presidente si dimette si torna a votare». Sull’abolizione della norma D’Alessandro ha una lettura più politica: «Io credo che questa norma si chiami “norma anti D'Alfonso (l’ex sindaco di Pescara ndr.). Ed è stata prevista nel timore della popolarità del candidato. Ricordo che contro di lui avevano già fatto la legge anti D’Alfonso (l’obbligo di dimissioni del sindaco di una città sopra i 5mila abitanti tre mesi prima del voto regionale, ndr)». Al momento nel Pdl si sta ragionando su un altro piano: un cambio radicale della legge elettorale basata su collegi uninominali (e non provinciali) e premio di maggioranza. All’interno del Pdl ci sono però altre posizioni, come quella del portavoce Riccardo Chiavaroli che ha presentato un emendamento per il collegio unico regionale e un secondo per l’ammissione in consiglio non solo del secondo miglior candidato presidente ma di tutti i candidati presidenti dei partiti o coalizioni che abbiano superato il 10% Un problema che si porrà comunque in un quadro politico tripolare o quadripolare con partiti come Movimento 5 Stelle o Lista Monti che potenzialmente potrebbero superare la soglia. Sul collegio unico regionale va registrato l’apprezzamento del vicepresidente regionale di Confindustria Paolo Primavera, che vede in questa norma uno strumento per superare nei consiglieri e negli assessori riflessi “conservatori” legati alle appartenenze territoriali.

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