Aziende di trasporto usate «come terminali di clientele politiche, e una Regione che non è in grado di decidere nulla». Sono queste, per il sindaco Vincenzo De Luca, le ragioni che hanno portato alla situazione di crisi della Sita Sud e del Cstp. Ai microfoni di Radio Alfa, il primo cittadino esprime «solidarietà ai lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro e alla condivisione della rabbia dei pendolari. Ci sono persone che perdono mezza giornata per arrivare a lavoro e trovare linee e corse cancellate». Per De Luca, l'unica soluzione per superare il momento di impasse che sta vivendo il trasporto pubblico locale su gomma è «un minimo di programmazione, parlare, avere una razionalizzazione, avere un accordo anche sui costi. Stanno gestendo in maniera scriteriata anche quel poco di servizio che è rimasto. Fino a tre anni fa siamo stati in grazia del Signore. Ora siamo al terzo mondo». E il terzo mondo citato dal primo cittadino si racchiude tutto nei disagi che centinaia di pendolari hanno dovuto fronteggiare per via del fermo tecnico di mezzi della Sita Sud. Ieri, però, la situazione è andata normalizzandosi progressivamente, con un ritorno su strada dell'80 per cento circa dei mezzi. Recuperati quasi del tutto i mezzi che necessitavano di piccole manutenzioni da parte delle officine, il servizio, soprattutto nelle ore pomeridiane, è stato pressoché regolare. Così come è stato regolare il pagamento dello stipendio di febbraio, accreditato ieri ai 463 dipendenti dell'azienda, come annunciato dallo stesso Vinella nell'assemblea di martedì. Non ci sono stati ulteriori slittamenti alla settimana di ritardo comunicata ai dipendenti alla fine di febbraio. Resta, ora, il punto interrogativo, forse il più grande, relativo all'avvio della procedura di mobilità collettiva. Ancora congelata in attesa della convocazione a Napoli. Sulla questione sono tornate anche le segreterie regionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporti e Faisa Cisal, che, in una nota congiunta, sottolineano: «Di fronte alla volontà aziendale di rimettere i servizi, presso la giunta regionale della Campania, lo scorso 7 febbraio 2013, è stato concordato un percorso in cui gli enti affidatari, ovvero le Province di Napoli, Salerno e Avellino, sotto la guida della Regione, dovevano in modo uniforme e secondo le procedure previste dal regolamento europeo, imporre all'azienda gli obblighi di servizio pubblico. l'assessore regionale ai trasporti - prosegue la nota - aveva garantito il consenso di tutte le Province. In particolare l'aumento dei corrispettivi degli obblighi di servizio pubblico non avrebbero comportato riduzione dei servizi offerti ai cittadini. Tuttavia, ad oggi, le procedure avviate dalle Province non sono uniformi e corrispondenti a quanto concordato». Da qui la nuova richiesta della convocazione «di un tavolo regionale da parte del presidente Caldoro, che affronti e risolva le problematiche a salvaguardia dei servizi offerti all'utenza, degli interessi dell'impresa e dei diritti dei lavoratori». A distanza di tre giorni dalla riunione, presso la sede della Sita Sud e alla presenza dell'amministratore delegato Vinella, la data della convocazione continua a non essere stata ufficializzata. Due gli argomenti sui quali azienda e sindacati hanno chiesto risposte definitive: una soluzione univoca relativa ai tempi di durata dell'obbligo di servizio e data di decorrenza, e il riconoscimento certo delle compensazioni finanziarie relative al servizio che l'azienda sarà chiamata a svolgere. È sul primo punto, infatti, che si è concentrata l'attenzione delle dirigenze della Sita Sud, soprattutto per via delle differenti date di inizio obbligo e di durata dello stesso. Secondo dubbio, poi, è la copertura finanziaria. Che, come stabilito dalla normativa europea che sancisce gli obblighi, è di competenza degli enti appaltanti. Ovvero, delle tre province servite dall'azienda e, in parte, della stessa Regione