PESCARA «Nessun problema per il bilancio, a seguito delle osservazioni del Governo. La questione dell'utilizzo dell'avanzo di amministrazione per nove milioni di euro (su uno strumento economico complessivo di oltre tre miliardi di euro) per la reiscrizione dei residui perenti si risolverà con una variazione di bilancio, come già comunicato dal presidente Chiodi al Governo stesso». Così l’assessore regionale al bilancio Carlo Masci commenta la decisione del Governo di impugnare davanti alla Corte Costituzionale sia la legge di bilancio che quella finanziaria della Regione Abruzzo. Nella riunione del Consiglio dei ministri, venerdì, l'esecutivo ha sollevato dubbi di legittimità costituzionale sulle due più importanti leggi dell'Ente. «L'osservazione del Governo trae origine da una interpretazione restrittiva della sentenza 70/2012 della Corte Costituzionale riferita al bilancio 2011 della Regione Campania. Ci saremmo preoccupati se il Governo ci avesse osservato la parte normativa che riduceva le tasse per 40 milioni di euro, ma così non è stato. L'Abruzzo rimane l'unica Regione ad aver ridotto le tasse». Diverso il tenore delle dichiarazioni di Giovanni D'Amico, vice presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo. «Chiodi il risanatore e la sua maggioranza di centrodestra sono ripartiti con le famose leggi omnibus di antica memoria, distraendo persino i fondi dal servizio sanitario regionale - sostiene il rappresentante del Pd -. Questa in sostanza la censura del governo alla legge finanziaria per il 2013, tacciata di contrasto con i vincoli di finanza pubblica fissati dall'articolo 117 della Costituzione. Il Governo di fatto chiarisce che in presenza di un pareggio "presunto" dei conti della sanità, la Giunta regionale ha distratto fondi per finanziare senza copertura altre iniziative. Più volte in Commissione e in Consiglio ho denunciato la pratica che riavvia la tecnica ormai insostenibile dei finanziamenti a pioggia, privi di efficacia e copertura finanziaria. Mai che l'assessore Masci ed il presidente Chiodi abbiano voluto convenire su tale rischio, al punto che al voto della finanziaria, pur avendo il gruppo del Partito Democratico fatto una dura opposizione con voto contrario, personalmente sono uscito dall'aula per ulteriore protesta. - prosegue D’Amico -. Oggi Chiodi, dopo aver desertificato lo sviluppo dell'Abruzzo con un presunto rigore contabile di stile ultramerkeliano, senza alcuna generazione di risparmio e di risorse orientabili allo sviluppo, sta lasciando briglia sciolta al partito della spesa della sua maggioranza in Consiglio, con misure estemporanee e clientelari, prive di copertura finanziaria, o con copertura derivata dagli avanzi "presunti" del servizio sanitario, fuori dai vincoli dell'art. 117 e del piano di rientro dai debiti sanitari».