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Pescara, 19/12/2025
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Data: 11/03/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Varrassi si sfoga: «Pago io per tutti». Si difende dall’ultimo avviso di garanzia ricevuto insieme a un primario e rivela che nella Asl c’è uno stancheggio

TERAMO Otto inchieste sono troppe, neanche fosse Berlusconi. Giustino Varrassi, manager Asl, rompe il silenzio. Lo fa per dire che lui sta pagando per tutti. Che nella Asl c’è uno stancheggio. Che lui è felice se la procura indaga e che sta portando a termine «un lavoro ciclopico per il bene dei teramani». Otto inchieste penali: un record. Ma qual è l’ultima? «L’ultima è un avviso di garanzia ricevuto insieme al primario di Pediatria, Goffredo Magnanimi, per non aver tutelato i pazienti dagli effetti della rimozione di un tramezzo di vetro che isolava pediatria dal centro per la fibrosi cistica. Come mi difendo? Primo: il tramezzo è stato rimosso solo dopo la decisione di spostare ad Atri il centro regionale per la fibrosi cistica perché a Teramo non c’erano i presupposti strutturali per ospitare malati adulti e bambini. Il trasferimento quindi è stato fatto a fin di bene per un centro dove, grazie alle cure del dottor Moretti, c’è un alto livello di sopravvivenza. Secondo: io non ho neanche sospettato che lì ci fosse un tramezzo e che qualcuno lo avesse rimosso. Un direttore generale di una Asl non può essere al corrente di tutto, si figuri di un tramezzo che separa due reparti». Quindi ritiene ingiuste le inchieste che la riguardano? «Le rispondo che io pago per tutti. Pago come legale rappresentante della Asl. Ma mi lasci fare due riflessioni: l’unica maniera per non finire sotto inchiesta o comunque di non essere criticato, è quella di non fare nulla. Ma le confesso che mi preoccuperei se non ricevessi più alcuna critica. Seconda riflessione: c’è una legge, la 231 (che ha introdotto nelle amministrazioni la responsabilità penale dei dirigenti e dei dipendenti in genere, ndr) che rende indispensabile la delega delle funzioni ai dirigenti perché preveda per ciascuno di questi un budget e una responsabilità penale e civile. Ebbene, sono due anni che cerco di applicare con delibera questa legge nella Asl di Teramo, ma finora non ci sono riuscito». Perché non riesce a farlo, eppure lei è il manager? «Ritengo che ci sia uno stancheggio. Le premetto che la Asl di Teramo è quella con il più alto numero di dirigenti amministrativi: ne ha 16, contro gli 11 dell’Aquila ed i quattro di Pescara. Ciascuno di questi 16 dirigenti dovrebbe però assumersi le proprie responsabilità perché io non voglio più pagare per tutti». A questo punto le chiedo quante sono le inchieste che la riguardano? «Non posso rispondere con assoluta precisione. Qualche tempo fa, attraverso una richiesta ufficiale di accesso alle inchieste in corso, fatta in base al codice dai miei avvocati, ho saputo di averne sette o otto. Ma non mi sento un perseguitato come direbbe Berlusconi. Anzi sono felicissimo che ci siano indagini su di me perché così la procura può vedere come opera l’azienda che dirigo. Le faccio un esempio su un fatto molto recente: la grande inchiesta, dettagliatissima, terminata con il proscioglimento di tutti gli indagati per l’assegnazione della gestione delle camere mortuarie, ha finito per certificare la correttezza di quell’appalto. Quindi dico che la procura fa benissimo ad indagare perché se in una pubblica amministrazione ci sono errori è giusto metterli in evidenza». Sì, ma le numerose inchieste che la riguardano le rubano anche molte ore se non intere giornate. Meglio sarebbe non incapparci? «Le inchieste non mi hanno distratto. Sto facendo un lavoro ciclopico, verso la popolazione teramana, di ristrutturazione dei servizi sanitari e spero, prima di andare via, di risanare anche l’apparato amministrativo. E a chi mi chiede se alcuni assessori regionali hanno fatto bene a mettermi in discussione, rispondo che la giunta Chiodi ha fatto bene a fare ciò che ha fatto». Giochi di parole a parte, lei terminerà il suo mandato di manager delle Asl di Teramo alla scadenza naturale oppure lo farà prima? «Mi avvio a concludere il mio incarico il 30 novembre del 2013, cioè l’ultimo giorno previsto dal contratto. E se infine vuole sapere se ne è valsa la pena, nonostante le inchieste, le dico di sì perché anche chi ha più di 60 anni ha bisogno di nuove sfide professionali».

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