PESCARA Per Abruzzo Open Source oggi tocca a Gianni Di Cesare, segretario regionale della Cgil, illustrare le sue priorità per ricondurre l’Abruzzo verso una prospettiva di crescita.
Di Cesare, il tema del lavoro è, necessariamente, centrale nella visione di un sindacato.
«Esatto. La questione occupazionale, specie quella che riguarda i giovani, merita risposte non superficiali. L’opposto di quanto fece Gianni Chiodi dopo il 14 novembre, dopo lo sciopero europeo contro la disoccupazione giovanile che in Abruzzo conobbe una straordinaria adesione. Chiodi mostrò di non capire l’importanza di quel momento, importanza poi svelata dalle elezioni politiche, con il Movimento5Stelle che ha fatto il pieno proprio tra i giovani e i disoccupati. C’è un’emergenza sociale, e per affrontarla, l’Abruzzo deve riprogrammare l’agenda della Regione, partire dal diritto allo studio e al lavoro per i giovani».
L’emergenza occupazionale, però, non riguarda solo i giovani.
«Vero, ci sono gli esodati, i cassintegrati, il problema è vasto. Mi appello ai parlamentari abruzzesi neo-eletti perchè si impegnino. In Abruzzo serve lavoro, più lavoro. Rilanciando il lavoro pubblico e i servizi alle collettività. Utilizzando bene i fondi Barca e Cipe per L’Aquila, intervenendo con decisione su aree e aziende in crisi, dalla Val Vibrata alla Micron. Ma subito, non c’è altro tempo da perdere».
Lei parla di rilancio immediato del lavoro pubblico, il governatore Chiodi parla di un risanamento dei conti pubblici che darà frutti occupazionali tra breve tempo.
«Basta con questa retorica del risanamento, Chiodi dice d’aver fatto tutto, ma il lavoro non c’è. Vogliamo parlare della sanità? Risale al 3 agosto del 2011 il nostro accordo con la Regione per l’occupazione nella sanità, ma solo lo scorso 17 febbraio l’Asl L’Aquila-Avezzano-Sulmona ha reso nota la pianta organica: 494 posti vacanti. Ma i posti vacanti non da vincolo economico sono oltre mille. Altro che 494. Bah. E comunque non si assume, nonostante manchino figure professionali fondamentali. Il fatto è che neanche si riesce a discutere, con Chiodi».
Trasporti. Secondo la Regionale l’accordo con i sindacati sulla riforma e l’azienda unica è ad un passo.
«Calma. Giusto ieri siamo andati all’incontro con la Regione con uno sciopero proclamato per il 22 marzo perchè si ignorano sprechi e disuguaglianze. Sì, disuguaglianze. Tra Sangritana, Gtm e Arpa ci sono differenze di retribuzione enormi nei pagamenti a chilometro: si va da 8,75 euro a 2,72, fino a 1,76. Vogliamo sanarle, riorganizzare la spesa, rendere più efficiente il servizio? E vogliamo parlare di un’alta velocità che esclude l’Abruzzo?».
Programmazione. Dall’Europa arrivano soldi, la Regione oppone la disponibilità di questo denaro a quanti lamentano una mancanza di risorse per rilanciare l’economia. Come utilizzarle, se ci sono?
«Sono risorse che vengono da programmi europei, fondi Fas e soldi per il post-terremoto aquilano. Ma serve una seria programmazione. Chiodi si vanta dell’inserimento dell’Abruzzo tra le Regioni in transizione, che porterà altri fondi? Per me il merito è del ministro Barca, e anche un po’ della Cgil, prima a parlare di quell’opportunità. Ma il punto è che la programmazione per l’impiego di questi soldi rischia di fallire perchè Chiodi non ha riorganizzato gli uffici regionali che si occupano di programmazione e controlli sulle spese. Il celebre studio dell’Ocse sull’Abruzzo parla chiaro: serve programmazione, ma manca la capacità di spesa. E manca una visione dell’Abruzzo, della sua identità. L’opportunità offerta dalla ricostruzione dell’Aquila è clamorosa. Bisogna mettere in relazione, una volta per tutte, L’Aquila e l’Abruzzo, altrimenti non si va da nessuna parte. Ricostruire L’Aquila porterà lavoro, un rilancio economico reale per tutti. Su queste basi va reimpostata la programmazione 2014/2020, la Regione si svegli».
Per i rettori di Orio e d’Amico è la conoscenza la chiave per il futuro dell’Abruzzo. Un sindacato come la Cgil può condividere la proposta del mondo accademico, riesce a coniugare conoscenza e lavoro in un’idea di futuro?
«Sì, certo. Anzi, vorrei si sperimentasse nell’università dell’Aquila un progetto di residenzialità per 20mila studenti. Un modello per tutta l’Europa: la città rinasce attorno all’università, con una nuova residenzialità per gli studenti e nuovi percorsi didattici. Le risorse ci sono: alta qualificazione universitaria e opportunità di lavoro per il territorio, conoscenza e occupazione, diritto allo studio ed economia. Ma, ci risiamo, serve programmazione, e la Regione non comprende che la rinascita dell’Aquila trainerà tutto l’Abruzzo. Questa è la svolta, ma occorre crederci».