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Data: 12/03/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il blitz preoccupa Napolitano oggi gli azzurri al Quirinale

L’accusa: «Vogliono far fuori Silvio per via giudiziaria, è emergenza democratica» Il capo dello Stato teme uno scontro istituzionale pericoloso e nefasto

IL RETROSCENA
ROMA Non bastavano gli scogli (e «le nebbie») per la formazione del nuovo governo a rendere accidentata la conclusione del settennato di Giorgio Napolitano. Si è aggiunta nelle ultime ore la grana dell’escalation della protesta anti-giudici del Pdl, con la richiesta esplicita di un «intervento» dello stesso capo dello Stato da parte degli azzurri («vogliono far fuori Berlusconi per via giudiziaria, è emergenza democratica»).
Napolitano ha accolto la richiesta di un incontro avanzata dal segretario del partito Alfano, che salirà questa mattina sul Colle accompagnato dai capigruppo Cicchitto e Gasparri. Era evidente dietro questo «sì» il desiderio del Quirinale di smorzare il più possibile i toni di uno scontro istituzionale pericoloso e nefasto.
PROMESSA DISATTESA

L’udienza era stata chiesta e concessa contestualmente alla decisione del Pdl di rinunciare alla manifestazione dei parlamentari davanti al tribunale di Milano. Quell’annullamento era stato motivato come un atto di rispetto nei confronti del Capo dello Stato. Poi invece l’impegno è saltato, il blitz c’è stato, suscitando evidente imbarazzo e disappunto sul Colle che stamane chiederà spiegazioni.
E ciò appare destinato a rendere più difficile l’incontro odierno giacchè non va dimenticato che lo stesso capo dello Stato è anche il capo del Csm e quindi non si capisce bene che cosa pretenderebbero da lui i massimi dirigenti del Pdl; che esortasse i magistrati a non applicare la legge nei confronti di Silvio Berlusconi soltanto perché gode del consenso di una parte consistente dei suoi connazionali? E’ evidente che stamane Napolitano si limiterà soprattutto ad ascoltare i suoi interlocutori e prenderà atto delle ragioni della loro protesta.
Ma se è vero che Alfano, Cicchitto e Gasparri confermeranno che essi «si fidano e si affidano» al capo dello Stato non ci sarà modo migliore che seguire i consigli di buon senso e di rispetto della separazione tra i poteri dello Stato che Napolitano ha sempre richiamato.
TEMA GIUSTIZIA

Egli cercherà di richiamare tutti al senso di responsabilità soprattutto in vista dei prossimi appuntamenti istituzionali. E ovviamente cercherà di dissuaderli da forme di protesta, come quella evocata in queste ore di un possibile Aventino dei parlamentari del Pdl nelle prime sedute del nuovo Parlamento; una diserzione che potrebbe bloccare, facendo venir meno il numero legale, la nomina del presidente del Senato. Beninteso: l’incontro odierno non vuole e non può rappresentare una sorta di pre-consultazione da parte di Napolitano. L’unico tema sul tappeto sarà quello dello giustizia.
E se è vero che lo stesso capo dello Stato ha esortato in più occasioni i giudici ad evitare qualunque protagonismo e a garantire la terzietà della loro funzione, in altre e ripetute occasioni Napolitano ha espresso il proprio pensiero sui processi di cui è da anni imputato Silvio Berlusconi. Ad esempio, nel febbraio del 2011, di fronte alle ennesime proteste e minacce del Cavaliere, allora premier, Napolitano aveva sottolineato in un’intervista a «Welt am sonntag»: «Egli ha le sue ragioni e buoni mezzi giuridici per difendersi contro le accuse.
Sia la nostra Costituzione sia le nostre leggi garantiscono che un processo come questo, in cui si sollevano gravi accuse che il Presidente del Consiglio respinge, si svolgerà e si concluderà secondo giustizia». «Confido nel nostro stato di diritto», disse allora Napolitano. Non ci sono motivi per pensare che abbia cambiato idea.
IL Cavaliere non sembra comunque intenzionato ad ammorbidire le sue posizioni («se vogliono la guerra l'avranno», continua a ripetere) nemmeno alla vigilia dell’incontro della delegazione pidiellina con Napolitano. L'intenzione - hanno ribadito da via dell’Umiltà - è di sottoporre al Capo dello stato la situazione mettendo in evidenza la volontà «persecutoria» di una parte della magistratura nel voler accelerare i tempi per arrivare alle sentenze definitive e all’interdizione dai pubblici uffici. Al capo dello Stato Alfano ribadirà la volontà del partito a collaborare con il Pd.

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