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Data: 12/03/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Corte dei conti contro i politici «La ricostruzione va a rilento»

Il procuratore Di Grazia: i giovani non possono restare ancora senza prospettive occupazionali Allarme corruzione: c’è malcostume, l’interesse privato si sovrappone spesso a quello collettivo

L’AQUILA Prendendo la parola davanti alla platea dell'aula del complesso monumentale di San Domenico, il procuratore regionale della Corte dei Conti per l'Abruzzo, Fausta Di Grazia, è consapevole di trovarsi in una specie di “enclave”. Dentro i tavoli di vetro, mazzi di fiori tricolore, decorazioni raffinate e un buffet pronto che attende solo la fine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Fuori il nulla, a parte edifici in rovina e le macerie delle auto degli invitati. Il primo pensiero del procuratore va a questa immagine contraddittoria. «Basta camminare nel cuore della città, attraversando la cosiddetta zona rossa, per vedere che al posto delle persone esistono transenne e fitti boschi di impalcature metalliche per reggere, forse, l’insostenibile». Le sue parole diventano così un appello rivolto alle istituzioni che si occupano della ricostruzione. «Quanti hanno la possibilità di attendere a lungo che L’Aquila torni nuovamente a pulsare di vita attiva e costruttiva?», si domanda. Una situazione amplificata da un difficile contesto socioeconomico. «I giovani», sottolinea la Di Grazia, «non possono aspettare senza fine opportunità di lavoro che vedono problematiche e ancor di più è difficile per gli anziani l’attesa di rientrare nelle loro abitazioni, con i servizi essenziali assicurati e un minimo di quotidiana tranquillità. Continua quindi l’esodo, l’abbandono e l’alienazione di quel che resta delle case antiche e delle attività artigianali e commerciali, significative e insostituibili. Quando l’atteso momento della ricostruzione del centro storico, che è l’anima dell’Aquila, sarà completato, chi rimarrà a godere della rinnovata normalità?» Nel suo intervento non ci sono riferimenti diretti, ma in platea gli interlocutori ci sono tutti: a partire dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, dal presidente della Provincia, Antonio Del Corvo e dal sindaco Massimo Cialente che proprio nei giorni scorsi ha lanciato l’idea di ricostruire entro il 2018. Solo due settimane fa, invece, la Corte dei Conti Ue aveva bocciato il Progetto case. IL MALCOSTUME. La realtà aquilana, come quella di tutto il Paese, fa i conti con le difficoltà nel far prevalere la legalità nell'ambito della gestione delle risorse pubbliche. «Sussistono buoni motivi di allarme per un malcostume fin troppo diffuso nella gestione del pubblico denaro», aggiunge il procuratore. Un allarme che fa il paio con quello sulla corruzione che deve essere intesa «in senso lato», cioè come «abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato». Un sistema in cui «l’interesse privato di frequente si sovrappone a quello collettivo». «Le gocce di denaro, sottratte qua e là, sommate fra loro diventano un fiume e, poi, un’incontrollabile marea», ha aggiunto. «Giungono alla procura regionale», ha detto ancora, «segnalazioni riguardanti cattive gestioni nello svolgimento e realizzazione di lavori pubblici, eseguiti in modo carente e incompleto, con esposizione delle amministrazioni a contenziosi con le imprese affidatarie. Le amministrazioni concludono spesso contratti pubblici direttamente, escludendo così il ricorso a pubbliche selezioni, necessarie per ottenere il prezzo più conveniente». ATTEGGIAMENTO NUOVO. In questo quadro però, c'è comunque da registrare un nuovo atteggiamento da parte della società, nel controllare e prevenire gli sprechi di denaro pubblico, come rilevato nell'intervento di Luciano Calamaro, presidente della Corte dei Conti. «Un vigoroso aumento di interesse della collettività alla corretta, trasparente ed economica gestione del pubblico denaro, sicuramente rafforzato dalla attuale situazione economica». Calamaro ha spiegato che «l’aspetto speculare di tale interesse si traduce nella esigenza di tutela del diritto all’integrità del patrimonio pubblico e nella necessità del risarcimento dei danni che discendono dalla sua lesione. Viva si presenta, quindi, la domanda di giustizia nei confronti degli amministratori e dipendenti pubblici che con il loro comportamento colposo o, addirittura, doloso, abbiano cagionato danni alla pubblica amministrazione».

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